Nella galassia degli impresentabili è apparsa una nuova stella. Si chiama Andrea Lapenna ed è l’uomo forte che il trio La Russa, Crosetto e Meloni ha deciso di candidare in quel di Cantù al motto “liberi, onesti e senza paura”. Il nome non dice molto, ma le cronache locali lo hanno visto protagonista di una brutta vicenda che ha portato a una citazione in giudizio per molestie e stalking. Tra i candidati in corsa per la Lombardia, dove vanno forte i reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione, Lapenna è il primo ad avere problemi giudiziari per reati contro la persona. E chissà se è un biglietto da visita migliore.

Tutto parte nel 2005 come una lite di condominio, nata da una canna fumaria difettosa che il Lapenna, al tempo assessore alla sicurezza di Cantù col Pdl, accendeva incurante del fatto che non fosse affatto sicura. A nulla sono valse le lamentele degli inquilini al piano di sopra per l’appartamento invaso dal fumo. Finché l’impianto andrà a fuoco rischiando di bruciare l’intera palazzina. Le perizie dimostreranno poi che non era a norma e l’incidente costerà al politico una prima condanna in sede civile a risarcire 25mila euro di danni. Finita qui? No. Quella multa innescherà, per i sei anni successivi, una spirale violentissima di minacce, aggressioni, pedinamenti e ingiurie ai danni della famiglia di sopra che s’era rivolta ai vigili del fuoco, ai carabinieri, al sindaco, al questore e infine si rivolgerà alla Procura di Como.

Vittime dello stalking sono un’insegnante invalida, Luciana Longo, che vive sopra i Lapenna con l’anziana madre e il figlio. Per anni hanno dovuto rinunciare a utilizzare la camera da letto invasa dai fumi dell’inquilino di sotto che, alle loro rimostranze, rispondeva con crescente violenza. Ma Lapenna è un ex finanziere e un politico di peso in zona e forse per questo le denunce alle autorità locali inizialmente cadono nel vuoto. Fino al giorno in cui, esasperato, il figlio dell’insegnante cerca l’attenzione della stampa locale e minaccia di buttarsi dal terrazzo se nessuno ascolterà quanto ha da dire. La vicenda inizia così ad affiorare, ma Lapenna la minimizzerà sempre come una banale lite di condominio.

La famiglia Longo sostiene il contrario. Su consiglio del legale madre e figlio iniziano a documentare le aggressioni per le quali nessuno indaga. In sei anni realizzano decine e decine di filmati audiovisivi e scatti dal cellulare: pedinamenti, minacce, insulti da parte dei Lapenna in sodalizio con un’altra famiglia. Depositano il tutto in un fascicolo di oltre 100 pagine alla Procura di Como e solo allora il caso viene preso seriamente in considerazione: scattano due avvisi di garanzia a carico del politico, le prime udienze e infine la citazione in giudizio per stalking a carico di Andrea Lapenna e altre otto persone. Il decreto del pm Alessandra Bellù riporta alcuni passaggi delle registrazioni depositate: “se li trovo per strada li investo con la macchina, bisogna prenderlo tra il chiaro e lo scuro e dargli una lezione… ti tiro un’accetta in fronte, li faccio fuori (…) la legge me la faccio io da solo”… E via dicendo.

Tutt’altro signore, Andrea Lapenna, per chi non gli sta così vicino. Se nel privato può apparire un bruto, il politico canturino mostra un animo quanto mai sensibile in pubblico: dopo l’aggressione a Silvio Berlusconi in piazza Duomo, da assessore alla sicurezza, fece realizzare un simbolo del Pdl in pizzo costato 290 ore di lavoro all’Accademia dei Merletti di Cantù. Tanta nobiltà d’animo deve aver convinto Fratelli d’Italia ad ignorare le pendenze giudiziarie e l’eventuale imbarazzo in caso di condanna e candidarlo. Ora la storia però viene a galla e i maggiorenti del partito, presi alla sprovvista, cercano di minimizzare. Il senatore Alessio Butti, referente per Fratelli d’Italia di Como, commenta: “Non so con precisione per cosa sia indagato Lapenna, ma so che la vicenda non ha nulla a che vedere con la sua attività di amministratore”. Giorgia Meloni, cercata dal fattoquotidiano.it, non commenta e il suo staff la butta sul ridere: “Suvvia, per un caminetto“. La prossima udienza è fissata per l’11 marzo ma arriverà prima il giudizio delle urne, con il voto del 24-25 febbraio. Perché Lapenna, nonostante tutto, resta in corsa per il Pirellone, insieme agli “onesti, liberi e senza paura“.

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