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Elezioni 2013, l’insostenibile leggerezza della decisione di voto

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Ho sentito molti dolersi dell’assenza dei sondaggi in questi giorni. Talk show, siti web, opinion leader alludono, suppongono, inferiscono. Dicono e non dicono. Alcuni addirittura li camuffano scherzosamente da corse di cavalli. Ma anche fuori dai media, nelle strade e nelle case ci sono sempre quelli che la sanno lunghissima: tipicamente, vince il candidato per cui credono sia giusto votare, perdono gli altri. O “rischia di vincere” (pericolo!) il candidato che più si teme, per cui, ti prego ti supplico, vota X, non vorrai mica che vinca Z? (È questo il “voto utile”, nella sua versione più rudimentale).

Io stavolta non sento la mancanza dei sondaggi, e sai perché? Non per la solita manfrina che tanto, sono sempre inattendibili, perché non è vero: alcuni magari lo sono, ma si capisce quando lo sono; altri sono di parte, ma anche in questo caso si capisce se lo sono. I sondaggi seri, invece, sono di solito attendibili, dato un certo di solito calcolabile margine di errore. Vanno incrociati, ripetuti, interpretati, presi con granello di sale, ma di solito i sondaggi dicono, eccome dicono.

Il punto è: di solito. Ma stavolta è diverso. Perché diverso? Perché la quantità di indecisi stavolta mi pare spaventosa, molto maggiore del solito. Non è un sondaggio il mio, solo un’impressione soggettiva, però:

  • Cosa voti? Non lo so, non me ne parlare, mi viene la nausea.
  • Hai deciso? La settimana scorsa pensavo X, ma ieri, dopo l’ultima schifezza, hai visto che roba? non lo so più.
  • Che fai domenica? Se mi alzo col piede giusto, vado e metto una x a caso, altrimenti sto a casa.
  • Chi voti? Mah, sai, ho sempre votato a sinistra/destra, ma stavolta mi fanno schifo tutti, penso di votare X che tanto perde, oppure Y, così faccio un dispetto a Z. Deciderò all’ultimo.

Deciderò all’ultimo, dove “ultimo” non vuol dire più, come “al solito” e come è normale che sia, le ultime due settimane (quelle che stiamo vivendo), ma il giorno prima o il giorno stesso del voto, un minuto prima di entrare in cabina, e perfino un secondo prima di tracciare la x, perché si è incontrato l’amico/a che ti ha detto quella cosa, perché si è dormito bene o male, si è mangiato leggero o pesante, si ha litigato con la moglie/marito/amante/fidanzato/a, figlio/a, perché in quel momento ti va così. Perché tiè, così impari.

Niente sondaggi ufficiali, dunque. È molto meglio. Di fuffa ne stiamo già ascoltando e vedendo molta. Risparmiamoci almeno i sondaggi senza rimpianti.

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