Berlusconi è in pieno recupero!”: salvate le donne e i bambini; e pure il soldato Bersani. Su giornali del Gruppo Editoriale l’Espresso, dall’omonimo settimanale al quotidiano la Repubblica, fioccano i bollettini di guerra sulle avanzate del Cavaliere. Mentre – se si va a vedere – la compagine bersaniana descritta sotto gravissima minaccia, è tuttora saldamente attestata su ampi margini di sicurezza. E poi ci dovrebbe far riflettere, riguardo all’attendibilità/oggettività delle proiezioni di voto (sul loro uso – come dire – prescrittivo e non predittivo, nel segno della profezia che si autoavvera), un precedente del centrosinistra; seppure di segno contrario rispetto all’attuale narrazione: quelle elezioni del 2008, quando ci venne propinata la balla cosmica di un candidato Walter Veltroni – quello della pagliacciata di non proferire mai il nome dell’avversario – dato in costante recupero; quando – in effetti – restava inesorabilmente fermo al palo.

Questo per dire che i sondaggi ormai da tempo sono soltanto un sottoprodotto della propaganda; anche perché lautamente remunerati dai committenti, che sono sempre attori in campo, direttamente interessati alla vicenda monitorata a tassametro. I giornali di Carlo de Benedetti ed Eugenio Scalari, sponsor di Pierluigi Bersani, hanno tutto l’interesse a produrre effetti ansiogeni per riaggregare elettori attorno al loro querulo beniamino (tale anche perché notoriamente molto attento alle priorità di grandi gruppi economici. E non solo le Coop). Il conglomerato mediatico di Berlusconi è di Berlusconi, quindi totalmente al servizio della costruzione virtuale dell’effetto rimonta. Ma più che per vincere davvero, per stroncare il tentativo perseguito da Mario Monti di sottrarre al vecchio monopolista l’elettorato conservatore; e così ricostruire un sistema bipolare non inquinato dall’orrido barzellettiere, dai suoi macroscopici conflitti di interessi con annesse frequentazioni inconfessabili (non soltanto di tipo boccaccesco). Premessa per continuare fedelmente ad assecondare i diktat di banche e gruppi finanziari vari: cronici riflessi condizionati bocconiani. Fatto sta che i fenomeni veri, riscontrabili in questa squallida vigilia elettorale, sono altri: per prima cosa la scarsa forza attrattiva rivelata dal presidente del consiglio Monti, rigido come la platessa Findus di cui serba una vaga somiglianza, e dai suoi soci in stato preagonico.

Soprattutto l’abituale insipienza del Pd e del suo aspirante premier, che ammazzano l’eventuale presa del centro montiano sull’elettorato di destra con la tiritera che ne annuncia l’inevitabile alleanza a sinistra nel prossimo governo. Al tempo stesso, mossa che prosciuga il bacino di consensi per Sel e Vendola, trattati alla stregua di un usa e getta con data di scadenza 24 febbraio. Operazioni maldestre o furbesche, berlusconiane e bersaniane, che hanno come effetto atteso quello di ribadire la vergognosa teoria del “voto utile”. Con relativa pressione concentrata soprattutto sugli elettori tentati di orientarsi verso “l’altra politica”; restii a subire l’ennesimo ricatto dei cacicchi e dei ladri di polli asserragliati nelle istituzioni. Quegli elettori che non ne possono più di vaghe minacce all’insegna del “dopo di noi il diluvio”. Ma ormai l’esasperazione nei confronti degli “antidiluviani” ha superato le soglie della sopportabilità, mentre il loro disprezzo verso il popolo viene smascherato dalle mille ruberie grandi e piccole, da Siena ai consigli regionali di mezza Italia, che quotidianamente emergono alla luce. È allora che salta fuori la volontà del Palazzo di rompere l’assedio e ripristinare sottomissioni psicologiche ricorrendo all’arma finale. La V2 che il bunker della politica politicante si appresta a lanciare è l’uso marchettaro dei sondaggi. Non certo una novità, eppure di provata efficacia. Chi scrive ricorda quella volta che si trovava nello studio di un noto studioso delle tendenze di mercato. Squillò il telefono: «Presidente ha letto l’analisi A che le abbiamo appena inviato? Ah… non le piace? Niente paura: le faccio spedire subito l’analisi B… che dice l’opposto». Come volevasi dimostrare.

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