Silvana Mura è “l’anima dell’Italia dei Valori” e il tempo dimostrerà “che il partito e il territorio le devono molto”. Erano seduti l’uno accanto all’altra, Antonio di Pietro, leader dell’Idv e quella che una volta era il suo braccio destro, la segretaria regionale del gabbiano arcobaleno. Esclusa dalle liste di Rivoluzione Civile, etichettata come ‘impresentabile’, perché indagata dalla Procura di Massa Carrara con l’accusa di falsa testimonianza a causa della vicenda relativa alla titolarità del dominio internet antoniodipietro.org . E per la prima volta lui, l’ex magistrato simbolo di Mani Pulite, ha voluto fare chiarezza. “Silvana – ha precisato Di Pietro – è stata oggetto di calunnie inqualificabili. Oggi, per evitare polemiche, lavora con noi, come ha sempre fatto, pur non candidandosi”.

In tour elettorale in Emilia Romagna per presentare i candidati in lista con Rivoluzione Civile, il leader di Italia dei Valori ha voluto cogliere l’occasione per sciogliere qualche nodo, in particolare quello che riguarda la discussa esclusione della Mura. Tesoriera, ma anche ‘donna ombra’ del partito, lasciata fuori in via definitiva dalla corsa per la Camera dei Deputati. Il suo nome, come aveva chiesto a gran voce anche la base regionale, doveva essere inserito al terzo posto, proprio sotto a quello di Giovanni Favia, ma sull’onda del dibattito relativo alle ‘liste pulite’ Ingroia non l’ha voluta, e al suo posto è stato iscritto direttamente lui, Di Pietro.

Anche se in realtà, il 18 gennaio scorso, la Mura si era candidata. Si era proposta proprio dopo aver incontrato il Pubblico Ministero, occasione, aveva detto, per “chiarire ogni aspetto della vicenda” che la vede indagata con l’accusa di aver mentito a un magistrato per favorire Di Pietro nella causa contro il giornalista Maurizio Bardi. L’ex attivista della prima ora nell’Italia dei Valori, uno dei venti che firmarono le fideiussioni da due miliardi di lire per la campagna elettorale 2001, condannato a pagare un risarcimento di 500.000 euro all’ex magistrato per essersi, dice proprio Di Pietro, “appropriato del mio nome”.

La vicenda iniziò nel 2000 quando Bardi registrò il dominio antoniodipietro.org, che doveva essere, racconta il giornalista, “una banca dati sulla corruzione”. A quei tempi col pm lavorava a stretto contatto. Poi, però, nel luglio 2002 lo fecero fuori, secondo Bardi perché erano arrivati i soldi dei rimborsi elettorali. Lui, editore toscano, lasciò sei mesi al partito per spostare i contenuti su antoniodipietro.it, poi nel febbraio 2003 si riappropriò del sito .org cambiando il Dns, cioè, il server che traduce l’indirizzo ip numerico in indirizzo testuale.

In risposta, il presidente dell’Idv gli fece causa e, anche grazie alle testimonianze della Mura, il giudice gli diede ragione. Ma per Bardi, che ha denunciato, a sua volta, la deputata Idv, quelle testimonianze sarebbero “false”.“Spetterà al giudice fare chiarezza sulla vicenda – ha risposto Di Pietro – ma chi ha cercato di delegittimare il partito delegittimando Silvana ne risponderà davanti alla giustizia”.

Sulla vicenda, comunque, la Mura precisa che “quando ho posto problema mia candidatura, dopo essere stata sentita dal pubblico ministero, l’ho fatto in termine provocatorio. Era chiaro che sapevo, presentandola il 18 sera, nel momento in cui c’erano le firme da raccogliere e liste erano già compilate, che non sarebbe stato possibile”. Quello che voleva inviare, la parlamentare, era più che altro un messaggio: “volevo far sapere alla stampa – ha sottolineato la Mura – che non è stata per niente generosa nei miei confronti. E’ per colpa sua se la mia immagine è opaca quando invece sono trasparente, mi hanno descritta come l’autrice di chissà quale misfatto, ma sono una persona onesta”.

E quando il giudice leggerà la sentenza “ritornerò senza simboli a ribadire la mia posizione. Chiederò delle scuse per tutto quello che la stampa ha scritto e fatto, perché c’è dietro alla politica c’è una persona, una madre e una lavoratrice onesta”.

Ma se tra la Mura e Di Pietro sembra già tutto chiarito, la base non ha accettato altrettanto sportivamente il passo indietro ‘forzato’ che Rivoluzione Civile ha imposto alla segretaria regionale. “Questa alleanza elettorale con Ingroia non mi convince” attacca Liana Barbati, consigliere Idv in Viale Aldo Moro. Che, come molti altri rappresentanti eletti in Regione, non ha partecipato all’incontro. “In lista ci sono persone come Giovanni Favia, come Claudio Grassi, uno che ha partecipato ai funerali del brigatista Prospero Gallinari, e noi dell’Idv non abbiamo nessun candidato eleggibile”.

Il primo esponente del gabbiano arcobaleno, infatti, occupa l’undicesima posizione. Speravano nella Mura loro, i dipietristi, o almeno in “uno dei tanti giovani capaci che ogni giorno lavorano per il partito. Invece Di Pietro sceglie sempre candidature di servizio. Questa volta ci aveva promesso che avrebbe scelto rappresentanti emiliano romagnoli. E’ un’umiliazione. Dove sarebbe la società civile, di cui Ingroia parla, in quelle liste?”

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