Quando la signora Remondini, funzionaria dell’ufficio elettorale del Comune di Mantova, si è trovata di fronte alla richiesta di 700 certificati elettorali di mantovani residenti all’estero, sottoscrittori della lista Bunga Bunga a sostegno del candidato alla presidenza della Regione Lombardia Marco Di Nunzio, qualche sospetto sulla regolarità della raccolta firme l’ha avuto. “Se consideriamo – spiega – che in totale i mantovani residenti all’estero sono 1200, trovarmi di fronte al fatto che più della metà di loro avrebbe sottoscritto la lista Bunga Bunga mi ha un po’ spiazzato”.

A confermare quello che era un semplice sospetto è arrivato il caso, la fatalità. La funzionaria, mentre stava effettuando dei controlli incrociati, ha scoperto che fra i sostenitori di Di Nunzio c’era anche un suo amico di vecchia data, un ingegnere mantovano da anni al lavoro tra gli Usa e l’Argentina che, però, proprio nei giorni in cui avrebbe apposto il suo autografo a sostegno della lista Bunga Bunga si trovava in Italia. A dimostrarlo i documenti necessari al rimpatrio che la stessa signora Remondini stava analizzando. A quel punto la funzionaria ha telefonato all’amico spiegandogli la vicenda. Quest’ultimo, caduto dalle nuvole, ha sostenuto di non aver mai firmato per nessuna lista, tanto meno per quella di Di Nunzio e ha chiesto la cancellazione.

“Visto come si stava sviluppando la vicenda – prosegue la funzionaria dell’ufficio elettorale – per me è stato naturale segnalare la vicenda alla Procura di Mantova” che sta indagando anche sulla regolarità delle altre 699 firme. “Stiamo facendo le indagini su questa lista – precisa Antonino Condorelli, procuratore capo di Mantova – e anche su altre sospettate di aver raccolto firme false. Stiamo coordinandoci con la Digos e nei prossimi giorni avremo maggiori elementi a disposizione per chiarire questi casi”. C’è, infatti, il legittimo sospetto che il nome del professionista mantovano non sia l’unico inserito con l’inganno.

Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti è che qualcuno per conto di Di Nunzio abbia inserito nominativi fra i sottoscrittori della lista pescando a piene mani dai registri dell’Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) del Ministero degli Affari Esteri. Si tratta di persone che vivono per lunghi periodi lontane dall’Italia, con diritto di voto, ma difficilmente controllabili. Al momento, comunque, le liste e la candidatura alla presidenza della Regione Lombardia di Marco Di Nunzio, del Movimento Bunga Bunga, sono state bocciate dalla commissione della Corte d’Appello di Milano proprio a causa di irregolarità nelle firme. Di Nunzio ha già annunciato che presenterà un ricorso al Tar contro la decisione della commissione riunita per valutare le liste in corsa per le elezioni regionali.

Per presentare la candidatura è infatti necessario raccogliere firme almeno in cinque province della Regione Lombardia e Mantova era una di quelle scelte dai sostenitori di Di Nunzio. Quest’ultimo, peraltro, non è un nome nuovo nel panorama politico di ‘disturbo’. Quest’anno il suo movimento si chiama Bunga Bunga e come simbolo ha un omino che dà un calcio a un altro. Ma nel 2011 ci provò alle elezioni comunali di Torino dove la sua lista ‘Bunga Bunga – Più pilo per tutti’ fu censurata per l’oscenità del simbolo che riproduceva la silhouette di una donna senza veli. E ancora, prima del 2011, è stato in lizza a Sestriere nelle comunali 2010 per Fiamma tricolore Destra Sociale.

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