Liste pulite, “un’occasione mancata”, come dice Anna Canepa, magistrato della Direzione nazionale antimafia e vicepresidente dell’Anm. Perché “gli inquisiti candidati”, spiega a Repubblica, sono “un pugno alla questione morale“. Le candidature dei Dell’Utri, dei Cosentino, dei Verdini, dei Crisafulli, rispettano i dettami di una legge “che non ha risolto il problema”. Della questione morale, al di là della norme, dovrebbero farsi carico i partiti, conclude il magistrato.

”Gli impresentabili del Pdl sono già lì pronti a ripresentarsi. Bisogna mettere all’indice tutti coloro che dicono che non candideranno rinviati a giudizio e condannati e poi lo fanno”. Lo dice il leader di Fli, Gianfranco Fini, a “Sessanta minuti” su Gr Parlamento Rai, aggiungendo: “Io sono stato espulso dal Pdl perché dicevo che non bisognava parlare di complotto ogni volta che c’era un condannato del partito. Ciò non vuol dire essere giustizialisti, ma se si è rinviati a giudizio è meglio stare fermi un giro. In tutte le liste che sostengono Monti noi abbiamo escluso i rinviati a giudizio, siamo andati oltre ciò che la legge impone”.

E invece passata l’epoca dei proclami seguiti allo scandalo Fiorito e ai tanti casi simili che hanno segnato l’ultimo anno, arrivati al dunque della formazione dellei liste pare proprio che gli impresentabili saranno presentati. Soprattutto – ma non solo – nel Pdl. E soprattutto in Campania, una delle tre-quattro regioni chiave della battaglia per il Senato, dove fare a meno delle preferenze di un big come Nicola Cosentino potrebbe costare caro, nonostante l’ex sottosegretario all’Economia sia stato oggetto di due richieste d’arresto (respinte dalla Camera) e il gip di Napoli Egle Pilla lo abbia definito in una delle ordinanze di arresto “il referente politico nazionale del clan dei Casalesi”. E allora vengono cancellate con un colpo di spugna le promesse di pochi mesi fa, quando il segretario Angelino Alfano poneva le su condizioni per presentarsi alle primarie (che non si sarebbero mai fatte): se ci saranno candidati inquisiti “non ci sarò io”.

E’ dato per imminente l’annuncio delle candidature di  Cosentino e di Marcello Dell’Utri, al Senato, e di Marco Milanese imputato a Roma per finanziamento illecito nell’ambito del processo sugli appalti Enav e indagato a Milano per corruzione nell’inchiesta sul presidente di Bpm, Ponzellini. Alla manifestazione elettorale del Pdl ieri a Napoli erano in prima fila non solo Cosentino, ma anche Alfonso Papa, finito in carcere durante la legislatura.

“Abbiamo letto le carte processuali di Cosentino – spiega il commissario del Pdl campano, il magistrato Nitto Palma – e vi è un impianto accusatorio non accettabile”. E’ chiaro che si valuterà “caso per caso” la situazione dei vari inquisiti, aggiunge Palma, ma “se non troveremo elementi di supporto” a un eventuale rifiuto della candidatura, “assumeremo la relativa decisione assumendocene le responsabilita”. E per Cosentino, prosegue, non sembra che l’impianto accusatorio possa essere sufficiente a dire a no a un suo ritorno in Parlamento.

Ma all’interno del fronte berlusconiano non mancano le resistenze: “Sono garantista, ma in politica ognuno dovrebbe capire quando fare un passo indietro”, dice ancora a Repubblica il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. Che nel caso Cosentino vede “un’oggettiva situazione di incompatibilità politica”. Diversa la posizione di Altero Matteoli, anche lui presente alla manifestazione elettorale campana: cassare solo con i candidati passati in giudicato (regola che però sembra non valere per Marcello Dell’Utri, che oltre a essere imputato di concorso esterno in associazione mafiosa ha una condanna definitiva per false fatturazioni).

Quanto a Dell’Utri, non è detto che il suo nome porti voti, in un’eventuale candidatura nella Sicilia – altra regione chiave nella lotta per il Senato – appena passata a Crocetta. Nell’isola è invece il Pd ad avere il problema di non rinunciare a un signore locale come Vladimiro “Mirello” Crisafulli, ripreso in un incontro con il boss dell’ennese nel corso di un’inchiesta antimafia. 

Sul fronte centrista, è tensione tra Massimo Donadi e Bruno Tabacci su un’eventuale alleanza con Raffaele Lombardo, ex presidente della Sicilia indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex Idv punta “davvero a liste pulite” e dice no. E l’ex governatore dirotta sul Pdl. “La verità – incalza Casini – è che nelle liste i partiti ci hanno messo davvero di tutto”.

“Probabilmente non ci saranno i nomi di cui si parla”, dice però Silvio Berlusconi alla ‘Telefonata’ di Belpietro a proposito dei possibili candidati segnalati in questi giorni da alcuni quotidiani. Per quanto riguarda gli indagati “non è stata presa alcuna decisione”. E ancora, “chi ha avuto una condanna definitiva non sarà in lista”, mentre “per chi è sotto indagine abbiamo deciso che ogni singolo caso da una commissione”.

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