Venerdì mattina ho preso un treno per Napoli, per partecipare all’assemblea indetta da Angelo Pisani, presidente della VIII Municipalità di Napoli, per interrogare i cittadini di Scampia sulla volontà o meno di ospitare quattro giorni di riprese della serie televisiva Gomorra, prodotta da Sky, Cattleya e Fandango.

Sto lavorando alla serie in qualità di organizzatore generale ed è per questo che mi ritrovo su questo treno. La carrozza è quasi vuota. C’è una signora di una certa età che dorme. Un po’ più in là, due uomini politici, uno so anche chi è, che parlano a voce alta delle prossime elezioni. O meglio discutono con arroganza e supponenza delle persone che diventano numeri, o meglio voti che loro possono ottenere, spostare, pilotare. E poi ci sono io, che leggo un libro sull’Arci Scampia, una delle scuole calcio più interessanti d’Italia. E’ un libro intenso ed emozionante, che finalmente ho trovato in versione e-book. Si chiama Sotto le ali dell’airone, lo ha scritto un ex calciatore oggi istruttore di calcio che si chiama Rosario Esposito La Rossa. Chi ama il calcio, i bambini calciatori che hanno il diritto di non essere campioni, il sogno e la voglia di non arrendersi di chi è sempre stato considerato un numero, cioè un voto e basta, dovrebbe leggerlo.

Io Scampia la conosco da sempre attraverso la fama di Antonio Piccolo, che è la persona che ha creato appunto la scuola calcio, e attraverso l’ammirazione sfrenata che ho sempre avuto per don Aniello Manganiello, l’ex parroco di Scampia, che da anni è tra i pochi che hanno fatto qualcosa di tangibile per quel luogo, mettendo a repentaglio la propria vita pur di rivendicare la necessità che le persone possano vivere, anche a Scampia, una vita dignitosa che meritano. Ora sto per arrivare lì, se non da nemico, sicuramente da ospite intruso e non gradito. Vorrei gridare forte che io mi sento più vicino ai cittadini di Scampia che non a quello che mi trovo a rappresentare, l’apparentemente dorato mondo del cinema e della televisione. Vorrei gridare forte che gli uomini come quelli con cui ho viaggiato anche questa volta proveranno a rendere numeri le persone che tra poco incontrerò, che come tutte le persone di questo paese sono belle e brutte, oneste e disoneste, pulite e sporche, ma sicuramente tutte meritevoli di una politica diversa da quella che tende a renderci numeri, anche oggi in questa sala consiliare. Vorrei gridare forte che non è giusto stendere uno striscione che recita “SCAMPIAmoci da Saviano” e soprattutto non è giusto che lo faccia proprio la presidenza dell’assemblea, perché questo paese, e con questo paese intendo l’Italia, dovrà essere sempre riconoscente a Saviano di quello che ha fatto e sta facendo, con gli strumenti e con i modi, a volte anche discutibili, che gli sono propri, anche lui, come don Manganiello, sconvolgendo e mettendo a repentaglio la propria vita. Vorrei gridare forte che la nostra serie, purtroppo, non aggiungerà e non toglierà nulla alle sorti di queste persone, di questi luoghi, sia che si faccia sia che non si faccia, sia che si giri a Scampia sia che non si giri a Scampia.

Invece arrivo nella sala consiliare e non grido. Guardo le persone, guardo soprattutto le facce vissute e segnate, un po’ come la mia, che sono quelle che mi attraggono di più. Mi siedo e ascolto quello che i politici, le Associazioni, don Aniello Manganiello, Antonio Piccolo, Gaetano Di Vaio hanno da dire. Quando mi viene data la parola esprimo tutto quello che ho in corpo, senza gridare, e come rappresentante della produzione annuncio che l’inizio delle riprese sarà spostato di qualche giorno, anche per permettere agli autori una riflessione approfondita sui contenuti della serie. Le persone rimaste nell’aula improvvisano una votazione che vede vincenti quelli che sono contrari a che si giri la serie a Scampia. Prima di andare, non posso non stringere la mano a don Manganiello, anche se è quello che con più lucidità e con più fermezza si è schierato contro la serie, e non posso non abbracciare Antonio Piccolo, che finalmente conosco di persona. E poi non posso non stringere mani e ascoltare le persone, tante, che mi si avvicinano e che mi invitano ad andare a trovarle, perché a Scampia non siamo tutti delinquenti. Ci andrò, anche se lo so perfettamente che a Scampia, come in tutti i posti del mondo, ci sono tante brave persone e poche cattive persone. Tutte, qui più che altrove, dimenticate non a caso dagli amici di quei signori che hanno viaggiato con me in treno stamattina.

Esco dalla sala consiliare, attraverso Largo della Cittadinanza Attiva e mi avvio verso la macchina che mi riporterà a casa. Un bambino sta ripassando con le dita e le mani le note musicali di uno strumento a fiato con il padre. Guardo il bambino e gli sorrido. Lui risponde al sorriso. Anche il padre mi sorride.

Vado via, anche se stasera non avrò più voglia di continuare a sorridere.

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