Ancora violenza e altre vittime in Siria. C’è stato un nuovo massacro con un bilancio, quello di ieri tra Aleppo e Damasco, di oltre 200 morti di cui 23 bimbi.  Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo l’esercito è tornato a bombardare due quartieri di Homs, dopo aver ripreso ieri parte della città con un’azione che ha lasciato sul terreno altre 12 vittime. Centinaia di civili sarebbero stati uccisi nell’offensiva delle forze governative siriane che ha portato alla riconquista del quartiere di Deir Baalbeth. I residenti sono stati costretti a uscire dalle loro case e concentrati in un impianto petrolchimico dove sono stati giustiziati sommariamente, afferma il gruppo dei comitati di coordinamento locale. Fra le vittime, numerose donne e bambini. 

Lakhdar Brahimi, inviato speciale Onu per la Siria, ha affermato che la “soluzione” del conflitto siriano “deve avvenire nel 2013, possibilmente prima del secondo anniversario della crisi”. Durante una conferenza stampa al Cairo, Brahimi si è detto certo che “una soluzione è ancora possibile anche se la situazione è molto grave e peggiora di giorno in giorno. La crisi siriana è scoppiata nel marzo 2011 con la repressione delle prime rivolte prima di sfociare nel violento conflitto armato. La comunità internazionale può ritrovarsi sull’accordo raggiunto a Ginevra lo scorso giugno. Dico che una soluzione può trovarsi, quest’anno, nel 2013, e, se Dio vuole, prima del secondo anniversario della crisi”, ha detto il diplomatico algerino, durante una conferenza stampa nella sede della Lega Araba, ricordando l’inizio della rivolta, nel marzo 2011. “Una soluzione e’ ancora possibile ma diventa ogni giorno più complicata”. Secondo Brahimi, l’accordo di Ginevra, che prevede la creazione di un governo transitorio, può essere concretizzato dalla comunità internazionale: “Ho discusso questo piano con la Russia e la Siria”, ha detto l’inviato, reduce da una settimana di contatti proprio a Damasco e Mosca. Proprio al termine dei colloqui con la diplomazia russa, sabato, Brahimi ha detto che a Damasco la scelta è tra “l’inferno e la soluzione politica”.

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