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Il berlusconismo non è finito, prepariamoci

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È stato condannato chi? Non solo non riesco a brindare: la notizia mi lascia totalmente indifferente. Avrei festeggiato qualche anno fa, quando il berlusconismo era all’apice del suo splendore e il sistema di potere economico, mediatico e culturale del premier – tuttora sostanzialmente intatto, si badi – ancora non mostrava incrinature.

Quando la crisi sembrava improbabile e comunque lontana, e il presidente del consiglio si ostinava a ripetere che il paese era un rigoglio di prosperità, coi ristoranti affollati e gli aerei pieni di vacanzieri ricchi e spensierati.

Oggi, con la crisi che morde, azzanna la vita quotidiana di milioni di italiani, non posso che provare un infinito rammarico per tutto il tempo che abbiamo perduto. Venti anni in cui l’agenda politica di un intero paese si è sovrapposta all’agenda giudiziaria di una sola persona, e il dibattito pubblico è stato monopolizzato da escort navigate e prostitute minorenni, mafiosi trattati da eroi ed eroi antimafia dimenticati nel nulla, barzellette sull’abbronzatura di Obama e scherzetti infantili nei corridoi dei vertici europei, compravendita di voti parlamentari e di corpi femminili. Anni terribili in cui eravamo continuamente derisi dal mondo intero, che non ci chiamava più Italia ma Berlusconistan.

Finalmente torniamo a parlare di disoccupazione, povertà, tasse, spesa pubblica, welfare, a volte perfino di politica estera, e il risveglio è amarissimo e non c’è più tempo da perdere. Eppure, corriamo ancora, di nuovo, il rischio di rimanere impantanati nella palude in cui Berlusconi ha costretto il paese per un ventennio.

L’ex premier possiede ancora mezzo Parlamento, anzitutto. Il suo impero mediatico è solidissimo, e può influenzare la vita pubblica come sempre. E abbiamo imparato che, quando è costretto nell’angolo, Berlusconi lotta come un leone e usa qualsiasi mezzo per uscirne, incurante delle conseguenze.

L’indulto approvato nel 2006 condona 3 dei 4 anni di reclusione. Ma se l’ex premier ricevesse una condanna definitiva sopra i 2 anni anche per il caso Ruby, sarebbe automatica la revoca del condono e l’esecuzione di entrambe le pene. Al posto della Presidenza della Repubblica, cui Berlusconi non ha mai smesso di aspirare, ci sarebbe il carcere insomma.

Ruby, o qualsiasi altra ragazza (minorenne o meno) che abbia frequentato le “cene eleganti”, potrebbe facilmente sfruttare la vulnerabilità dell’ex premier per ricattarlo. E Berlusconi a sua volta può ancora sfruttare il controllo che ha sul Parlamento per ottenere una nuova legge ad personam. Oppure può ricoprire d’oro le ragazze di Palazzo Grazioli, più di quanto abbia fatto finora. Ma soprattutto, può sempre usare il suo impero mediatico per coprire di fango tutti i suoi avversari politici e giudiziari, come e più di prima, per confondere infine le sue imprese nello squallore generale.

Come scriveva Gustavo Zagrebelsky nel 1995, quella di Berlusconi è “La formula del potere perpetuo. Una forma di autocrazia che usa per i suoi fini di potere la più efficace delle forme di condizionamento possibile, la comunicazione. Finché il circolo comunicativo non si interrompe, non è teoricamente concepibile la perdita del potere da parte di chi lo detiene” (il corsivo è mio). Sono passati 17 anni e, come ho scritto venerdì scorso, non è cambiato niente.

Tranne il fatto che oggi non è solo Berlusconi ma il paese intero a versare in una situazione di emergenza. E siamo in prossimità delle elezioni, quando la speculazione sui mercati finanziari è sensibile ai segnali di instabilità politica ancor più che alla gestione, austera o meno, della finanza pubblica. Insomma, non è (ancora) finita. Prepariamoci a una nuova stagione di passione, sperando che sia l’ultima.

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