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‘Ndrangheta, sei anni e 4 mesi al boss per attentati contro pm Reggio Calabria

Antonino Lo Giudice è uno dei quattro imputati nel procedimento penale scaturito dalle bombe di due anni fa contro i magistrati. La sentenza è stata emessa oggi dal giudice dell'udienza preliminare, Maria Rosaria Di Girolamo, cui il pubblico ministero, Salvatore Curcio, lo scorso 11 giugno aveva chiesto una condanna a sei anni
‘Ndrangheta, sei anni e 4 mesi al boss per attentati contro pm Reggio Calabria
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E’ stato condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione il boss pentito Antonino Lo Giudice, una delle quattro persone accusate nel procedimento penale scaturito dagli attentati di due anni fa contro i magistrati in servizio alla Procura di Reggio Calabria. La sentenza è arrivata oggi dal giudice dell’udienza preliminare, Maria Rosaria Di Girolamo, cui il pubblico ministero, Salvatore Curcio, lo scorso 11 giugno aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione e 1.000 euro di multa. 

Lo Giudice ha seguito l’udienza collegato in videoconferenza dal luogo in cui si trova detenuto. Riprenderà solo il 22 ottobre, invece, il giudizio immediato che si sta tenendo davanti al tribunale collegiale di Catanzaro a carico degli altri tre imputati nel medesimo procedimento, il boss Luciano Lo Giudice, fratello di Antonino, Antonio Cortese, ritenuto l’armiere della cosca Lo Giudice nonché uno degli esecutori dell’attentato, e Vincenzo Puntorieri, legato a Cortese. Nel corso delle indagini gli imputati sono stati raggiunti, il 15 aprile dello scorso anno, da un’ordinanza cautelare di custodia in carcere come presunti responsabili degli attentati compiuti contro la Procura generale di Reggio e l’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro, nonché delle intimidazioni di cui è stato vittima l’ex procuratore della Repubblica in servizio nella città dello Stretto, Giuseppe Pignatone, oggi a capo della Procura di Roma. L’inchiesta ebbe un input determinante proprio da Antonino Lo Giudice, quando questi decise di collaborare con gli inquirenti assumendosi la responsabilità di aver deciso di dare il via alla stagione delle intimidazioni a Reggio, facendo i nomi dei primi tre quali complici esecutori. 

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