La temevo. La temono tutti come la peste bubbonica. Ed è arrivata anche a me l’inconfondibile busta color verde maldistomaco con il marchio “a fuoco” Agenzia delle entrate. Mentre la apro sudo freddo.

Eccomi qua, anche io sono finita nella lista nera degli evasori fiscali. Non sarei più neanche una furbetta, ma una ladra, come il premier Monti ha denominato ( giustamente) quelli che non pagano le tasse.  Dall’avviso di accertamento notificatomi in data 3.9.12 sul periodo di imposta 2007 risulto evasore di oltre la metà del mio reddito totale. Trasecolo.

Siamo in piena crisi, ma Equitalia, la società pubblica (51% Agenzia delle Entrate e 49% Inps) incaricata della riscossione dei tributi, lavora a pieno regime. Anche se con tempi elefantiaci, l’accertamento risale al 2007. Ma con tempismo ineffabile giusto poche settimane prima del termine di prescrizione. Si tratta del contratto d’affitto della mia piccola casa sui Bastioni di  Porta Volta di Milano, sottoscritto da Banca Intesa per un loro dipendente. Erano gli anni d’oro della Banca e un trionfale Corrado Passera ne era l’amministratore delegato. Il contratto è stato regolarmente registrato, impossibile dunque evadere un solo centesimo. Era la banca a pagarmi direttamente. Poi l’inquilino finisce sotto la mannaia dei costi da tagliare e Intesa mi manda la disdetta anticipata. Ma poi si dimentica di comunicarla all’Ufficio del Registro. E solo un anno e mezzo dopo si ricorda di pagare la prevista imposta di cessazione.

Per l’Agenzia delle Entrate io avrei continuato a percepire un anno di affitto senza dichiararlo e i soldi me li sarei messi tutti in tasca. Era invece un adempimento obbligatorio della banca comunicare la disdetta all’Erario. Adesso si faranno LORO carico delle mie sanzioni per ritardato pagamento? Intanto comincia per me un’odissea senza fine.

In queste ore  sto cercando di rintracciare il vecchio inquilino per reperire copia della risoluzione del contratto, il mio commercialista napoletano, il dottore Gennaro Scialò, si è rivolto a un collega milanese, la dottoressa Laura Sordelli, per richiedere altri estremi del documento presso l’Agenzia delle Entrate.

Bisogna poi rivolgersi a Banca Intesa e chiedere copia della comunicazione, nella speranza che sia entro il termine obbligatorio di conservazione  dei documenti. In caso contrario visto che il contratto di affitto del 2005 è registrato presso L’Ufficio del Registro di Milano, bisogna recarsi al suddetto Ufficio per  acquisire la disdetta anticipata. E poi procedere all’annullamento del mio avviso di accertamento entro 60 giorni. 

L’Agenzia delle Entrate ha cinque anni di tempo per farmi le pulci, io solo due mesi per dimostrare che non ho preso nemmeno un euro. Intanto chi dovrebbe pagare le parcelle dei due professionisti che si sono fatti carico della mia difesa? E se la Banca non dovesse più avere la lettera, mi toccherà, come ultima istanza, rivolgermi  alla Commissione Tributaria di primo grado, assistita ovviamente da un altro fiscalista.  

Io sono per il rispetto delle leggi e mi trovo a dovermi difendere con le unghie e con i denti, immaginatevi nei mie panni una povera pensionata. Non le restava che accendere un cero a San Gennaro. Cosa che farò anche io come ultima risorsa.

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