Domenica l’Anm, oggi il Csm: tutti contro Antonio Ingroia e le sue posizioni ‘politiche’. Un dato è certo. La presenza del pm della Procura di Palermo alla festa del Fatto Quotidiano ha avuto il merito di rompere, in quanto a reazioni, il silenzio dei massimi organi della magistratura per quanto riguarda la vicenda della trattativa Stato-mafia e delle intercettazioni telefoniche tra il presidente della Repubblica e Nicola Mancino

Particolarmente dura, in tal senso, la presa di posizione del vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura Michele Vietti, secondo cui è un dovere “uscire dalla psicosi degli attacchi ed entrare nell’ottica del servizio al cittadino”. Questo, a sentire Vietti, è quello che devono fare i magistrati, oltre che “assicurare imparzialità” anche fuori dall’esercizio delle loro funzioni. Le parole nel numero due del Csm sono arrivate nel corso di un’intervista al Gr1 Rai in merito all’intervento dei pm di Palermo Antonio Ingroia e Nino Di Matteo alla festa del Fatto. Una partecipazione che ha suscitato tante polemiche. Il vicepresidente del Csm, inoltre, ha risposto direttamente a uno dei rilievi espressi in quell’occasione dai due magistrati. “Il Csm è stato accusato di silenzio assordante, ma mai come in questo caso il silenzio è d’oro”, ha detto Vietti, che ha poi richiamato le parole pronunciate dal Capo dello Stato, quando l’anno scorso incontrò i nuovi magistrati. Napolitano, ha ricordato il vicepresidente del Csm, ha invitato i pm a “ispirarsi alla misura della riservatezza” e a non cedere a fuorvianti esposizioni mediatiche. Il numero due di Palazzo dei Marescialli ha poi escluso che al momento il Csm si possa occupare del caso: “al momento nessuno ha chiesto l’apertura di un fascicolo”.

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