Il nuovo logo MicrosoftQuando è arrivato il comunicato stampa, il primo pensiero che mi ha attraversato è stato “e chi se ne frega?”. La notizia, però, non è di quelle destinate a lasciare il tempo che trovano. Il cambio di logo per Microsoft, in questo momento, rappresenta qualcosa di simile al cambio di pettinatura di una protagonista di “Sex and the city” dopo la fine di una storia d’amore o, se vogliamo andare sul genere guerresco, al cambio di nome in “Balla coi lupi” dopo che Kostner decide di schierarsi con i nativi.

Secondo quanto dichiarato dall’azienda di Redmond il restyling rappresenta “una nuova era per Microsoft”. Tutto vero: l’azienda di Steve Ballmer negli ultimi due mesi ha imboccato una nuova strada, tagliando i ponti con il passato e aprendo una fase le cui prospettive sono tutt’altro che chiare. Il punto di rottura è stato Surface, il tablet costruito tutto in casa che esordirà sul mercato a ottobre nel tentativo di mettere in crisi il duopolio iOS-Android. Perché Surface rappresenta l’inizio di una rivoluzione?

Per capirlo bisogna guardare alla “strategia Bill Gates”, ovvero ai primi anni di vita del colosso di Redmond. A differenza del rivale Steve Jobs, che ha sempre rincorso il “prodotto perfetto” in splendida solitudine, Gates negli anni ’80 ha costruito la sua fortuna sulla collaborazione con gli altri. Rinunciando alla costruzione dell’hardware e concentrandosi solo su Windows, Microsoft ha potuto costruire la sua supremazia grazie alla diffusione dei PC “IBM compatibili”. In pratica Gates ha creato un’alleanza con un vero esercito di produttori hardware che hanno potuto vendere i loro computer senza doversi preoccupare dello sviluppo software. Un’alleanza di ferro basata su ruoli chiari: a loro la vendita dei PC, a Microsoft la vendita del software.

Con Surface le cose cambiano: ora Microsoft diventa un concorrente diretto e il rischio che il tradimento provochi grossi guai con gli ex-alleati si è già dimostrato concretissimo. Nelle ultime settimane sono arrivate le stoccate di Acer, ma nonostante le dichiarazioni di circostanza, anche altri produttori hanno cominciato a mettere in dubbio la “santa alleanza” con Ballmer. A peggiorare la situazione sono arrivate le indiscrezioni sul prezzo al pubblico che Microsoft avrebbe intenzione di praticare per il suo tablet. Se dovesse essere confermato un prezzo di vendita di 199 dollari per Surface RT, ci si troverebbe chiaramente di fronte a una vendita sotto costo che impedirebbe a chiunque di concorrere nel settore dei tablet con sistema Windows. Ora non rimane che vedere cosa succederà di qui alla fine dell’anno: se la rivoluzione autarchica di Microsoft dovesse veramente spaccare il fronte dei produttori, le conseguenze sarebbero imprevedibili non tanto per il contesissimo settore dei tablet, quanto per quello dei “normali” PC.  Sempre che il Personal Computer, come oggi lo conosciamo, riesca a mantenere un qualche spazio.

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