“Abbiamo avuto di recente conforto e sostegno nell’intervento del presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky che è un profondo conoscitore del diritto e della Costituzione e che ci ha dato ragione”. Così Antonio Ingroia torna sulla critica avanzata da Monti sul settimanale Tempi. Frasi, quelle del premier, che hanno fatto ripartire la polemica sulla necessità di regolamentare le intercettazioni. Ieri anche l’Associazione nazionale magistrati ha risposto a Monti. E ora il procuratore aggiunto di Palermo torna sull’argomento: “Il riferimento a noi e all’attività della procura di Palermo – dice il procuratore aggiunto di Palermo in un’intervista a Sky Tg24 – è un po’ ingeneroso. Se si è arrivati a questo punto “è perché il Parlamento non ha legiferato, benché vent’anni fa si fosse registrato un caso di vuoto amministrativo. Di fronte a ciò – afferma il pm – i magistrati altro non possono fare se non applicare la legge così com’è. La politica ancora una volta è stata inerte”.

“Il conflitto di attribuzione – afferma – è uno strumento che legittimamente il Capo dello Stato ha scelto per trovare una soluzione diciamo superiore, che la Corte Costituzionale potrà fare, su un punto che è oggetto di controversia”. Ma “per la verità – aggiunge – si è arrivati a questo punto poiché il Parlamento non ha legiferato benché già 20 anni fa il ministro Flick, in un caso analogo in cui era stato accidentalmente intercettato il presidente della Repubblica Scalfaro, aveva registrato un vuoto legislativo”. E di fronte a questo vuoto, sottolinea Ingroia, “i magistrati non possono far altro che applicare la legge così come è”.

Parole che scatenano di nuovo la reazione di esponenti Pdl: ”La straripante polemica sviluppata da Ingroia e dagli ambienti politici e giornalistici a lui legati e poi l’attacco dell’Anm a Monti mettono in evidenza che ci troviamo di fronte ad uno straripamento da parte di settori della magistratura”. Lo dice il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Sull’operato dei pm si registra oggi l’attacco di Eugenio Scalfari dalle colonne di Repubblica: “Ci sarebbero da esaminare – scrive il giornalista – i risultati delle inchieste che da vent’anni si svolgono a Palermo e Caltanissetta e che finora hanno dato assai magri risultati”. E l’ex ministro della cultura Sandro Bondi lo sostiene: “Le opinioni di Berlusconi sostenute da una penna potente”.

In difesa di Ingroia Antonio Di Pietro: “C’è da restare inorriditi difronte all’opera di delegittimazione che è in atto nei confronti di quei magistrati palermitani, come Antonio Ingroia, che stanno cercando solamente di far emergere la verità sulle sanguinose stragi di mafia avvenute nel nostro Paese. Isolati, delegittimati, circondati dal vuoto e cacciati dalla Sicilia: quella che sta toccando ad Antonio Ingroia e ai magistrati come lui sembra essere una sorte già scritta, una storia già letta. La stessa toccata al Pool anti-mafia vent’anni fa e a chiunque si sia avvicinato troppo ai segreti delle commistioni e degli intrecci tra Stato e mafia. Quei fili erano percorsi da altissima tensione ieri come oggi”.  

Su un’eventuale riforma della giustizia e del sistema delle intercettazioni il leader dell’Italia dei Valori giura battaglia ed elenca tutti i casi in cui – con la cosiddetta legge “bavaglio” non avremmo saputo niente: “La corruzione e le mazzette all’Ilva, le risate degli imprenditori-sciacalli dopo il terremoto dell’Aquila, gli orrori alla clinica Santa Rita, la P3 e i tentativi di influenzare i giudici della Consulta, le scalate milionarie alle banche, la truffa a migliaia di risparmiatori e il crack della Parmalat, le stragi di mafia, le malefatte dei politici e dei corrotti di turno”. “Senza le intercettazioni – spiega Di Pietro – non avremmo saputo niente di tutto questo. Eppure il governo Monti pensa ad una legge per limitarle. I professori vogliono riuscire dove Berlusconi ha fallito. Vogliono nascondere la verità agli italiani, spuntare le armi ai magistrati nella lotta alla criminalità, cancellare la libertà d’informazione e il diritto dei cittadini ad essere informati. L’IdV si batterà in Parlamento e nelle piazze per evitare questo scempio. Siamo contro ogni forma di bavaglio!”.

A Ingroia e ai magistrati di Palermo arriva anche l’appoggio del segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero: “Non la magistratura – dice – ma governo e maggioranza parlamentare stanno invadendo il campo di azione della magistratura, allargando il proprio potere e il proprio campo di intervento ben aldilà delle regole costituzionali”.

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