«Sembra che sia qui da centomila anni». È la Cosa, essere misterioso di cui scoprire, pena la salvezza dell’umanità, origine e obiettivi nell’omonimo film statunitense dal titolo originale The Thing. Potrebbe però trattarsi anche di un altro organismo, ad ora misterioso, ma stavolta politico: la cosa bianca, soggetto centrista in via di costruzione e in cui potrebbero confluire partiti, movimenti, protagonisti del dibattito italiano di diversa provenienza (ma di probabile comune futuro che, in fondo, è quel che conta).

La Cosa Bianca potrebbe persino rivelarsi un bene per l’asfittico panorama politico italiano, quanto meno perché potrebbe imporre una revisione complessiva degli schemi abituali, come fece il Pd a suo tempo, imprimendo una significativa accelerazione a certi mutamenti. Tutto, insomma, è possibile. A patto, però, che il nome cambi.

Non conta la paternità della definizione Cosa bianca, non basta l’appeal giornalistico. Il miscuglio linguistico tra la balena di democristiana memoria e il termine più vuoto del vocabolario italiano rischia di entrare nel gergo comune come marchio di origine e di arrecare così gran danno al nascituro soggetto politico. Un essere polimorfo più adatto a un film horror che a una serena competizione elettorale.

Un suggerimento? Abbandonare i classici colori, il bianco è fuori moda. Scegliere un termine carico di significato, pesante, riferibile a qualcosa di concreto (bando agli animaletti della fattoria però, di asinelli ne abbiamo già avuti). Riprendersi la parola Italia, rubandola all’immaginario vetero berlusconiano. Nominare esplicitamente i cittadini, come beneficiari di qualunque progetto politico (basta con gli aggettivi autoreferenziali, tipo I responsabili, capaci di svelare, tra le caratteristiche di chi si definisce tale, una dote opposta a quella evocata dal nome).

Insomma: (quasi) tutto va bene. Ma la cosa no. Il trailer, in fondo, la dice lunga.

 

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