Il Pd vuole fare le alleanze dopo il voto. No, il Pd vuole fare gli accordi prima e non dopo le elezioni. E poi il Partito Democratico dice no a una riedizione della “grande coalizione”. Ma sì, facciamo pure la “coalizione larga”. Il Pd sarà pure “il pilastro del nuovo governo”, come dice Massimo D’Alema, e avrà pure “un progetto strategico”, come dice Marco Follini. Ma le idee chiare su come presentarsi alle prossime elezioni politiche del 2013 evidentemente mancano. E non c’entra solo la legge elettorale sulla quale ancora latita l’accordo tra le forze in Parlamento per cassare l’odiato Porcellum. Soprattutto sulle alleanze, ma non solo.

L’ex presidente del Consiglio, intervistato dal Corriere della Sera, chiede che “si torni a votare per i partiti” e che “le alleanze si fanno dopo il voto”. Diversa, però, l’opinione dell’ex segretario dell’Udc Marco Follini (e ora nel Pd) che si rivolge all’ex compagno di partito Pierferdinando Casini: “Vorrei mettere in guardia Pier dal rischio di fare il pesce in barile. Le alleanze in due tempi e a geometrie variabili sono al di sotto dell’emergenza che dobbiamo affrontare e peccano di un eccesso di furbizia. Per questo gli accordi vanno fatti prima e non dopo le elezioni”. Resta che “di fronte al popolo sovrano dobbiamo presentarci con un progetto strategico”.

D’Alema: “Vogliamo governare con Sel e Udc, ma le alleanze dopo”. Il Pd “sarà il pilastro del nuovo governo” e “noi dichiareremo da subito che vogliamo governare con Sel e Udc”, ma “si torni a votare per i partiti” e “le alleanze si fanno dopo il voto” dice D’Alema al Messaggero, rispondendo così di no a una riedizione della grande coalizione, rilanciata da Casini, che sarebbe una “prospettiva di ingessamento che indebolirebbe le istituzioni”. Anche perchè “per noi una collaborazione con Berlusconi è esclusa e non è auspicabile. Il Paese deve essere governato”. Per questo D’Alema invita “i nostri interlocutori a smettere la via dei veti reciproci”.

Per l’ex capo del governo, poi, la politica deve evitare il rischio “di restare stretti nella morsa tra tecnocrazia e populismo. Le decisioni reali sono demandate a livello europeo e lì vengono prese senza effettivo controllo democratico, con una deriva tecnocratica sempre più accentuata. La politica invece si svolge a livello nazionale ma quando la facoltà di prendere decisioni reali è inibita si scivola verso il populismo”. Per D’Alema “Monti doveva essere più cauto sul ruolo del Parlamento in Germania” anche se “in questo momento non riconoscerei ai tedeschi il ruolo di campioni nella difesa della democrazia anche perchè il rischio è che si difenda solo nei paesi più forti mentre agli altri resta solo il dovere di fare i cosiddetti compiti a casa”.

D’Alema ricorda che il Pd sta lavorando “per costruire un asse di governo che garantisca la continuità giusta con questo governo sul piano della credibilità internazionale e del rigore finanziario” sottolineando però che “la svolta a sinistra la dobbiamo imprimere noi”. Infine il presidente del Copasir si dice “dispiaciuto e preoccupato per la deriva di Di Pietro che mette profondamente in discussione il nostro rapporto con lui e crea malessere nella stessa Idv. Di Pietro che cita Craxi poi l’ho trovato davvero di cattivo gusto”.

Follini: “Niente alleanze in due tempi”. Dal Corriere, invece, l’avvertimento di Follini a Casini che però – a differenza di D’Alema riapre a una “coalizione larga” anche se è chiaro che Berlusconi “al netto di ripensamenti continui e contraddittori, si è messo fuori da questa prospettiva”. Quanto a Vendola, “dovrebbe tenere a mente due cose”: che “il Pd sostiene lealmente il governo Monti” e che “non abbiamo esitato a mettere alla porta Di Pietro”. Infine sull’ipotesi di lista dei sindaci “il Pd – dice Follini – deve provvedere a se stesso. Per il resto, chi ha più filo da tessere…”.

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