La dieta perfetta è ancora una specie di Eldorado e nonostante le burrose forme da pin up stiano tornando di moda insieme all’espansione del fenomeno “curvy”, ogni estate assistiamo all’exploit della “dieta dell’anno”. Dalla dissociata, a quella a punti (un po’ come le card del supermercato), dalla Scarsdale alla Zona, passando per la Wheight Watchers e la Atkins, tutte hanno promesso o continuano a promettere miracoli con il minimo sforzo.

Last but not least la Tisanoreica e la Dukan, che grazie ad alcune famose testimonial hanno spopolato urbi et orbi, rendendo ancor più famosi (e ricchi) i due rispettivi inventori, l’italiano Gianluca Mech e il francese Pierre Dukan. Entrambe sono basate sull’attivazione della chetosi, il meccanismo in base al quale il nostro organismo, una volta consumate le riserve di zuccheri, inizia a bruciare le riserve di grassi; entrambe sono iperproteiche e a bassissimo o nullo contenuto di grassi e carboidrati; entrambe sono al centro di polemiche, dal momento che consentono di perdere molti chili in pochissmo tempo. Chili che però vengono riacquistati con gli interessi se non si seguono tutte le fasi previste.

La Tisanoreica è diventata famosa negli Usa grazie a Katie Holmes (ex signora Cruise), che dopo aver partorito in ‘scientologist mode’ ha ritrovato la forma perfetta. In Italia però il nome di Mech è balzato agli onori delle cronache l’estate scorsa quando Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, dichiarò di aver perso peso grazie ai beveroni di Mech. Poi nel febbraio scorso, altro momento di pubblica celebrità quando il questore della Camera Antonio Mazzocchi (Pdl) organizzò l’incontro ‘La manovra dietetica in Parlamento’, iniziativa promossa da Gianluca Mech e dal Centro Studi Tisanoreica. Questa dieta – chiamata anche “Decottopia” o “terapia delle dieci piante” – ha un programma che può durare al massimo 40 giorni e si sviluppa in tre fasi: intensiva, di stabilizzazione, di mantenimento. Banditi grassi e carboidrati, sostituiti con proteine. Ma attenzione: è un miraggio anche la bistecca vera e propria. Le proteine, infatti, provengono da kit preconfezionati, chiamati “Pat” cioè “Porzioni alimentari tisanoreica”, acquistabili in farmacia, che una volta sciolti in acqua assumono le sembianze di un pasto. Una giornata tipo prevede 4 Pat, con l’aggiunta di una insalatina o una scatoletta di tonno qua e là, il tutto annaffiato dalle immancabili tisane. L’obiettivo? “Eliminare ciò che fa ingrassare e che impedisce di dimagrire” recita Mech, molto attivo in televisione e sul suo blog. Occhio però al portafogli: 40 giorni di dieta costano circa 650 euro. Insieme alla silhouette, insomma, si alleggerisce un po’ anche il conto in banca.

La Dukan ha come madrine d’eccezione Kate Middleton e sorella – Pippa – che, in vista del royal wedding, si sono messe a stecchetto seguendo come un mantra la dieta dell’ex medico francese (auto-radiatosi dal proprio Ordine il 19 aprile scorso per evitare le sanzioni previste nei confronti di quei dottori che si auto-promuovono sponsorizzano i propri prodotti, dalla linea di cibi ai libri), arrivando una all’altare in un abito che la fasciava alla perfezione, altra facendo parlare di sé per mesi grazie al suo fondoschiena perfetto. Anche sulla scorta di questi celebri esempi, milioni di donne, in tutto il mondo – il sito ufficiale è tradotto in otto lingue – hanno tentato il metodo del guru francese, con la speranza, forse, di trovare in allegato alla crusca d’avena (ingrediente imprescindibile secondo questo regime alimentare) anche il proprio principe azzurro. La Dukan è divisa in quattro fasi: attacco, crociera, consolidamento e mantenimento. Nell’attacco si possono ingurgitare proteine a volontà, ma solo quelle; nella fase crociera si aggiungono le verdure a giorni alterni; nelle fasi di consolidamento e mantenimento si reintroducono i carboidrati e zuccheri fino ad arrivare – secondo Dukan – a un’alimentazione normale in cui si mantengono a vita tre regole ferree: seguire un giorno alla settimana il regime solo proteine, assumere quotidianamente 3 cucchiai di crusca di avena e svolgere un minimo di esercizio fisico, rinunciando per esempio all’ascensore.

L’opinione pubblica, ma soprattutto la comunità scientifica, si divide sugli effetti di questi dimagrimenti miracolosi. Nutrizionisti e dietologi portano avanti crociate contro i rimedi ‘low carb’. Le diete a (quasi) zero contenuto di carboidrati sono ossidanti – creano, cioè, molte scorie che vanno eliminate, affaticando quindi i reni e il fegato – e rappresentano una scorciatoia sbagliata che causa uno squilibrio metabolico, con risultati destinati a dissolversi al primo rigatone. Ma i pareri non sono univoci: alcuni sostengono che siano regimi dietetici efficaci in quanto riducono il senso di fame e aumentano quello di sazietà, abituando man mano il metabolismo a lavorare più velocemente. “E poi ho perso 20 kili!”, sostengono le pasionarie dunkaniane o le tisanoreiche-addicted, che hanno conquistato la rete raccontando le loro esperienze su blog e forum. In barba, dunque, alla dieta mediterranea, al fegato sotto pressione, alla stitichezza e all’alitosi. Nonostante tutto, per milioni di persone la magrezza è ancora un mito da perseguire con ogni mezzo.

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