Quello che è successo ultimamente ai suoi figli, ha scatenato in me un’ondata di indignazione mista a preoccupazione per il benessere e la sicurezza dei figli del difensore per i diritti umani Aminatou Haidar. L’8 Luglio scorso i suoi figli adolescenti sono stati aggrediti e percossi da assalitori non identificati. Insieme al Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights sto chiedendo che venga condotta un’indagine approfondita su questa aggressione illegale contro minori ed insieme continueremo a sostenere Aminatou nei suoi tentativi e sforzi pacifici di proteggere i diritti del popolo Saharawi che vive sotto l’occupazione marocchina nel Sahara Occidentale.

Il Sahara Occidentale, conosciuto anche come “l’ultima colonia dell’Africa”, è un territorio occupato dal governo marocchino. I diritti umani dei popoli nativi del Sahara occidentale – i Saharawi – vengono violati costantemente. La libertà di riunione è negata a coloro che si battono per l’autodeterminazione.

Aminatou Haidar, nota anche come “la Gandhi del Sahrawi”, nel 2008 ha ricevuto il Rfk Human Rights Award ed è la Presidente dell’Associazione per la difesa dei diritti umani del popolo Saharawi (CODESA). A causa della sua campagna non-violenta per la difesa dei diritti umani, la signora Haidar è stata minacciata, perseguitata, picchiata, torturata, e anche espulsa dal Marocco.

Ma questa è in assoluto la prima volta in cui i suoi bambini hanno subito lesioni personali. Hayat Al-Gasmi, 17 anni, e Mohamed Al-Gasmi, 13 anni, sono stati fisicamente aggrediti mentre erano a bordo di un autobus da Agadir, Marocco, a El Aiun, nel Sahara Occidentale. Secondo le prime ricostruzioni, una volta appreso che Hayat e Mohamed erano i figli di Aminatou Haidar, i passeggeri marocchini a bordo del bus hanno iniziato a gridare insulti razzisti e dalle parole alla violenza fisica il passo è stato breve. Entrambi i ragazzi hanno riportato ferite compatibili con un esteso trauma facciale inclusi occhi gonfi, lividi, visione sfuocata e emorragia dal setto nasale.

Sono pienamente d’accordo con Santiago Canton, direttore di RKF Partners for Human Rights quando asserisce che “le autorità del Marocco hanno l’obbligo di proteggere la popolazione sahrawi che si trova sotto la giurisdizione marocchina ed ha anche l’obbligo di indagare e perseguire penalmente gli individui responsabili di queste azioni. Il Marocco deve anche intraprendere tutte le misure necessarie per fermare la violenza contro i bambini sahraui, questo include l’approvazione di leggi e l’attuazione delle politiche pubbliche”.

L’attacco di domenica 8 luglio si inserisce in un quadro più ampio di abusi contro i bambini saharawi, incoraggiati da una copertura mediatica razzista. L’anno scorso, Mohamed fu molestato dalla polizia marocchina, che minacciò poi di violentarlo. Mohamed è tra le decine di bambini arrestati arbitrariamente, sottoposti a trattamenti inumani o torturati dalle forze di sicurezza marocchine. L’Associazione per la difesa dei diritti umani del popolo Saharawi (CODESA) ha presentato denuncia presso il Consiglio per i Diritti Umani in Marocco per conto di molti bambini. 

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