E’ stata “un’aggressione alla comunita” l’operazione con i derivati effettuata da quattro banche estere, JP Morgan, Deutsche Bank, Ubs e Depfa,  ai danni del Comune di Milano. E’ uno degli argomenti che il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha usato nella requisitoria in cui ha chiesto nove condanne, quattro assoluzioni e sanzioni pecuniarie nei confronti degli istituti di credito accusati di aver raggirato Palazzo Marino con la stipula di contratti derivati che avrebbero garantito vantaggi economici alle solo banche. Cuore del processo è infatti lo swap trentennale che fu firmato durante l’amministrazione di Gabriele Albertini e rinegoziato quando era sindaco Letizia Moratti, entrambi chiamati a testimoniare. Durante il governo dell’attuale sindaco Giuliano Pisapia invece l’ente pubblico e gli istituti di credito hanno firmato un accorso stragiudiziale che ha comportato il ritiro del Comune dalla costituzione di parte civile. 

Il rappresentante dell’accusa ha sostenuto che i funzionari imputati hanno agito sulla base di “direttive precise, puntuali, direi quotidiane” impartite dalle banche il cui comportamento è stato improntato a una “opacitàassoluta”. Quindi è stata chiesta una sanzione di 1,5 milioni di euro per ciascuna delle quattro banche imputate per truffa aggravata e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per una anno. Chiesta anche la confisca di 72 milioni pari al profitto del reato contestato dalla Procura. Una condanna a 12 mesi e mille euro di multa è stata chiesta per Antonio Creanza (Jp Morgan), Marco Santarcangelo (Depfa) e William Marrone (Depfa). Undici mesi e novecento euro di multa sono stati sollecitati per Carlo Arosio e Tommaso Zibordi (entrambi Deutsche Bank), mentre dieci mesi e 800 euro sono stati chiesti per due ex funzionari di Ubs, Gaetano Bassolino e Matteo Stassano. Infine, otto mesi e settecento euro di multa per Fulvio Molvetti (Jp Morgan) e sei mesi e seicento euro per Alessandro Foti (Ubs).  L’assoluzione con la vecchia formula dell’insufficienza, carenza o contraddittorietà della prove è stata sollecitata per Giorgio Porta, ex city manager di Palazzo Marino; Mario Mauri, ex consulente del Comune; Simone Rondelli e Francesco Rossi Ferrini, entrambi all’epoca dei fatti funzionari di Jp Morgan. Il processo è durato due anni per un totale di 90 udienze in cui sono stati ascoltati molti testi e diversi consulenti. 

“Le banche hanno raggirato il Comune di Milano” e Palazzo Marino, secondo Robledo, “ha fatto una cosa folle, si è fatto irretire”. Nell’operazione finanziaria contratta da Palazzo Marino si è creata “una situazione anomala. In tutto il nostro Paese saranno state fatte un’ottantina di operazioni sui derivati e non si troverà un consulente finanziario” che abbia affiancato gli enti. “In questo Paese – ha aggiunto Robledo – ci si fida esclisivamente delle banche, e Milano ha fatto una cosa folle, si è fatta irretire”. Per l’accusa nell’operazione al centro del processo, uno swap trentennale su un bond bullet da 1,68 miliardi, le banche hanno omesso di informare l’amministrazione circa la classificazione della transazione. “Le banche non hanno documentato l’obbligo di protezione. Il Comune doveva essere trattato come un cliente intermedio che per di più, per la legge inglese, avrebbe dovuto avere una serie di protezioni”. Se fosse stato correttamente informato dei rischi “nessun funzionario pubblico -ha aggiunto il magistrato- avrebbe potuto stipulare un contratto così, perché era un suicidio…bisognava essere matti, incapaci di intendere e volere”. Proprio l’omessa informazione sulla classificazione della transazione da parte delle banche rappresenta, secondo il pm “un silenzio significativo ai fini del reato di truffa”. Il processo riprenderà dopo la pausa estiva, il 19 settembre, con la discussione delle difese. 

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