Potere e responsabilità costituiscono il fondamento della democrazia. Il sovrano assoluto non è responsabile delle sue azioni: qualsiasi cosa faccia, giusta o sbagliata che sia, resta lì dove l’hanno messo eredità e diritto divino; ci va una rivoluzione per mandare via un re che esercita il suo potere in danno dei suoi sudditi, di tutti o di una parte. Ma, in democrazia, chi regge lo Stato deve rispondere delle sue azioni ai cittadini; che, alle prime elezioni disponibili, lo manterranno dov’è o lo sostituiranno con altri. Qualcuno approverà, altri no; sarà la maggioranza a decidere.

Dunque chi regge lo Stato deve adottare decisioni che permettano il massimo bene per il maggior numero di persone; in questo sta il bene comune, nel perseguire l’interesse dello Stato. Naturalmente l’esercizio del potere è una cosa complicata; occorre tecnica, professionalità, competenza; e, naturalmente onestà. Ma tutto questo ancora non basta perché occorre soprattutto una conoscenza approfondita della realtà sulla quale si opera; e dunque occorrono informazioni. E poi, ovviamente, consigli; per quanto bravi e sperimentati si possa essere.

Così chi vuole esercitare democraticamente il potere di cui è stato investito deve soprattutto chiedere aiuto. Però poi arriva il momento di decidere; e nessuno può decidere al posto di chi regge lo Stato; perché solo chi ha ricevuto dai cittadini questo compito sarà sottoposto, alla fine, al loro giudizio; gli altri, quelli che gli hanno fornito informazioni e consigli, saranno dimenticati, nessuno se la prenderà con loro per decisioni sbagliate. E poi, solo chi regge lo Stato ha l’obbligo di perseguire il massimo bene per il maggior numero di cittadini; gli altri, quelli che lo informano e lo consigliano, sono estranei all’amministrazione; perseguono interessi settoriali; rappresentano solo una parte di cittadini e dunque, per definizione, il loro obbiettivo non può essere l’interesse comune. Fuor di metafora.

Il governo deve adottare decisioni difficili in un contesto di crisi profonda che sta mettendo in pericolo l’esistenza stessa dell’Italia quale noi la conosciamo. Ha bisogno di informazioni e deve poter confrontare le esigenze di molti gruppi di cittadini, spesso in contrasto tra loro. Dunque la collaborazione delle parti sociali è indispensabile, occorre dialogo e confronto. Ma la decisione è responsabilità del governo, non delle parti sociali. Perché è il governo, non le parti sociali, che deve rispondere al parlamento e dunque ai cittadini dell’esercizio del potere che gli è stato affidato; perché il governo rappresenta tutti mentre le parti sociali rappresentano solo il settore cui appartengono; perché infine il bene comune è responsabilità del governo mentre le parti sociali solo sono responsabili del bene del gruppo che rappresentano. E come si può affidare a chi non è imparziale, a chi per definizione non è responsabile nei confronti di tutti (tutti) i cittadini, il potere di decidere per tutti? Non si può. Ecco perché dialogo e consultazione sì, sempre; ma concertazione mai. Perché decidere significa esercitare il potere; e il potere è democratico solo se è bilanciato dalla responsabilità.

Il Fatto Quotidiano, 13 luglio 2012

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