Wikileaks ha deciso di immettere in rete 2,5 milioni di email, che svelano le comunicazioni fra politici, ministri e industrie, anche occidentali, che hanno intrattenuto rapporti con il regime siriano. Per l’Italia spunta il nome di Finmeccanica, che attraverso la sua controllata Selex Sistemi Integrati, ha venduto a Damasco tecnologie sofisticatissime, tutte potenzialmente utili per fini bellici.

“Il materiale – ha detto in un comunicato Juliane Assange, fondatore di Wikileaks, che al momento si trova nell’ambasciata ecuadoriana di Londra in attesa di sapere se la sua richiesta di asilo verrà accettata o meno – è compromettente per la Siria ma lo è anche per i suoi oppositori. Ci aiuta a non criticare solamente un gruppo o l’altro, ma a comprendere i loro interessi e pensieri. Solo se riusciremo a capire questo conflitto possiamo sperare di risolverlo”.

Finmeccanica, attraverso la Selex, come spiega l’inchiesta dell’Espresso del 12 luglio, ha permesso alla Siria di entrare in possesso sopratutto del sistema di comunicazione Tetra, venduto all’ente controllato dal governo siriano Syrian Wireless Organisation nel 2008 per 40 milioni di euro. Il sistema consiste in una rete di comunicazione senza fili, che attraverso apparecchi fissi o mobili permette di inviare dati multimediali a grande velocità. Questo può essere usato per coordinare le forze di sicurezza sul campo in tempo reale. Permette comunicazioni criptate a prova di intercettazione e collega qualunque tipo di veicolo, elicotteri inclusi. 

Ma il sistema Tetra non è l’unica tecnologia che la Selex passa a Bashar al Assad. Nelle mail rese pubbliche oggi spuntano forniture per apparecchi radio, le 3mila e 484 radio VS3000 da installare nelle auto, 1407 per le motociclette, 60 per la flotta navale, 1602 terminali fissi FC3000 e altri 30 AS3000 per gli elicotteri. E proprio dagli elicotteri spunta il particolare più inquietante.

L’11 ottobre del 2011, le proteste nel paese sono già cominciate, Simone Bonechi, Programme Manager per la Selex invia una mail a Mohammad Shoorbajee, quello che pare un intermediario fra la Selex e Damasco, in cui scrive “come già preannunciato telefonicamente abbiamo riscontrato delle difficoltà inaspettate sulla spedizione di alcuni connettori, che sono prodotti negli Usa. Come sai gli Usa non permettono la spedizione di qualsiasi prodotto elettronico costruito nel loro paese, dobbiamo trovare una soluzione alternativa”. Le soluzioni prospettate da Bonechi sono due: cercare un fornitore non americano o eliminare dalla spedizione quei particolari connettori. In chiusura assicura il presunto mediatore che farà di tutto per “verificare la prima opzione“.

Un’altra e-mail preannuncia l’arrivo degli ingegneri della Selex a Damasco, per istruire all’uso della rete di comunicazione (Tetra). Porta la data del febbraio 2012, quando il dramma del paese, dove si stima vi siano stati 15mila e 800 morti in 16 mesi, era già diventato un caso mondiale. Dalle email emerge che i contatti continuarono fino ai primi mesi di quest’anno, nel pieno della sanguinosa repressione del regime. Si accenna a una visita a Damasco l’11 febbraio di quest’anno di tecnici della società controllata da Finmeccanica, che si dovranno trattenere per una serie di incombenze come addestrare personale o riparare materiale venduto. 

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