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Sanità, cosa succede quando nessuno controlla i controllori?

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La regione Lombardia è frastornata. Il modello sanitario lombardo è sotto la lente della magistratura con il caso San Raffaele e la Fondazione Maugeri.

Già nel 1999 il procuratore Francesco Saverio Borrelli, chiedendo l’arresto di cinque primari del San Raffaele, aveva visto lungo. Parlò di nuova “tangentopoli sanitaria”.

Dopo gli arresti di persone che gravitano intorno al mondo sanitario e l’indagine aperta sul direttore generale della sanità lombarda, Carlo Lucchina, numerose “voci” portano anche ad un imminente coinvolgimento del presidente della regione Lombardia. I controlli degli esborsi del sistema sanitario alle strutture che erogano il servizio tornano ad essere il nocciolo di una spesa che copre oltre l’80% del budget regionale.

La regione, attualmente, controlla le cartelle cliniche delle strutture con i nuclei operativi di controllo. Io continuo a credere che occorra cambiare modalità e controllare i pazienti, i loro sintomi e le terapie eseguite, cliniche e chirurgiche. 





La percezione del controllo clinico, oltre che amministrativo, riduce il rischio di abuso di pratiche mediche.

Inoltre la regione Lombardia “impedisce”, ma non sempre, alle strutture sanitarie di pagare i medici a percentuale sul fatturato prodotto, se non in piccola parte come premio di produzione. Nei singoli contratti non si parla più di “stipendio fisso” e percentuale sul fatturato prodotto. E’ stato trovato un escamotage con il quale lo “stipendio” può variare nel corso dell’anno e può essere periodicamente modificato (in funzione del fatturato naturalmente!). Fatta la legge trovato l’inganno. 

Sarebbe sufficiente che i controllori delle Asl non si limitassero a visionare i contratti, ma anche le fatture pagate, magari in accordo con la Guardia di Finanza.

Penso che la sanità sia ancora piena di Brega Massone e che occorrerà trovare qualcuno che controlli i controllori.

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