Secondo Roberto Formigoni il Paese rischia una deriva oligarchica. “In Italia la democrazia non è vista bene da tutti” sostiene. E “ci sono interessi internazionali e nazionali che preferiscono commissariare il Paese per poterlo governare dall’alto”. L’analisi apre “Il buon governo”, il saggio in formato e-book appena pubblicato dal governatore lombardo, che contiene, tra l’altro, “le ragioni per cui resto al mio posto“. Sì, perché quelli che Formigoni definisce “attacchi alla giunta lombarda” altro non sarebbero che l’estremo fronte di un conflitto ventennale: quello tra le mire oligarchiche di non meglio precisati “poteri paludosi” e la resistenza democratica guidata da Silvio Berlusconi.

“La democrazia italiana viene commissariata da sistemi di influenza internazionali con una potente sponda in equilibri italiani”. E’ questa la tesi da cui parte Roberto Formigoni nel suo ebook di 56 pagine presentato ieri a Milano. Secondo il presidente della Lombardia, infatti, “il governo di tecnici che ha sostituito l’esecutivo Berlusconi “è più docile con i forti interessi che oggi siedono a Berlino e Washington”. Un complotto internazionale, dunque? Non esattamente. “La forza decisiva è stata internazionale”, scrive Formigoni nelle prime pagine, “ma ha potuto pesare così irresistibilmente perché in sintonia con l’azione di un sistema di poteri paludosi che condizionano il nostro Stato”.

“Niente di nuovo”, assicura però Formigoni, che paragona l’attuale situazione a quella innescata dal crollo della Prima Repubblica. “Negli anni novanta viene affermandosi un netto impulso oligarchico”, si legge nel libro, “in parte subalterno a influenze internazionali e proiettato verso una democrazia dimezzata, dove il voto del popolo è svuotato affinché prevalgano o tecnici organici ai vari protettorati o sinistre ormai senza più storia e anima, dunque ugualmente disponibili a essere etero-dirette”. Chi mai poteva opporsi a una simile deriva antidemocratica? La risposta è scontata: “Gli ‘impresentabili leghisti’, gli ‘impresentabili’ missini, soprattutto l’impresentabile Berlusconi. La politica italiana dal 1994 a oggi” scrive Formigoni “è segnata dalla storia di questa resistenza“.

Ma chi si nasconde dietro alle tendenze oligarchiche di cui parla il numero uno della Lombardia? Chi guida quel “sistema di influenze non trasparenti che”, Formigoni ne è convinto, “non mancherebbe di insorgere contro un assetto (quello presidenzialista) che garantendo alla radice la governabilità revocherebbe le zone d’ombra così utili ai poteri opachi”? Non trovando risposte tra le pagine de “Il buon governo”, è il caso di domandare all’autore. “Ah, se lo sapessi in maniera esplicita”, risponde il presidente, “sarebbe un’indicazione chiara delle battaglie che dobbiamo fare”. Niente nomi, dunque, né ulteriori indicazioni. Ma per Formigoni l’allarme rimane. E infatti invita i partiti, Pdl in testa, a costruire da subito il “dopo Monti“, “se non si vuole logorare la democrazia oltre ogni limite”. E gli scandali che hanno travolto la Lombardia? Nessun dubbio: “Dopo il governo Berlusconi, ad essere colpita è la giunta regionale lombarda”, risponde, “in quanto espressione delle forze anti-oligarchiche del Paese”.

Insomma, a sentire Formigoni il pericolo è reale. Favorita dalla crisi economica e dall’indebolimento delle forze popolari, l’oligarchia avanza. “Ma rispetto al ’92 i partiti resistono“, assicura, “e così Regione Lombardia. Non ce la faranno ad abbatterci”. Ma chi?

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