Pochi giorni fa l’Associazione dei Comuni Virtuosi ha spento le sue prime sette candeline.

Sette anni sono passati dal maggio del 2005, quando insieme a una “banda di amici”, nella sala del consiglio comunale di Vezzano Ligure (La Spezia), abbiamo deciso di dar vita a questa rete di buone prassi, a questo spazio fisico e virtuale dove sindaci da tutta Italia trovano un luogo dove scambiarsi idee, spunti, progetti, esperienze virtuose. Nel tentativo, silenzioso, concreto e quotidiano, di fare politica in modo trasparente e onesto, vivo e con un occhio rivolto al futuro. 

In questi mesi in cui tutta la politica italiana è cambiata e sta cambiando (forse per non cambiare nulla, un’altra volta ancora), nel forse peggior momento storico per la credibilità delle istituzioni, messe a dura prova da una casta di partiti e pessimi funzionari dello Stato che lo Stato usano per i propri affari, dire e raccontare un’Italia diversa è più che mai utile e necessario. Ma non basta più, credo.

In questi anni abbiamo messo in campo azioni reali, incontrovertibili e forti, che partendo dalla sostenibilità ambientale ci dicono della possibilità di un nuovo e altro modello di sviluppo, in cui al centro ci sono sobrietà e inclusione sociale, partecipazione attiva e tutela del territorio. In Italia, proprio ora e proprio qui, esistono comuni che sono al 90% di raccolta differenziata, che sono riusciti a tagliare la bolletta energetica del 70%. Ci sono esperienze amministrative in cui i cittadini partecipano e condividono le scelte della classe dirigente locale: con i bilanci partecipativi, con gli strumenti urbanistici, gli spazi di democrazia diretta. Nonostante questa gerontocrazia imperante ci sono decine e decine di sindaci, consiglieri comunali, assessori con la carta d’identità e soprattutto il cuore pieni di idee nuove, con una visione altra del futuro che mettono in gioco giorno per giorno, declinandola in prassi amministrative che portano a risultati il più delle volte sorprendenti. Abbiamo dimostrato che i comuni possono vivere senza oneri di urbanizzazione, smettendo di cementificare e distruggere il territorio; abbiamo stimolato, incentivato e investito nel “mercato” delle piccole opere di buon senso che poco si vedono ma molto incidono nella quotidianità delle comunità locali.

Ora c’è bisogno di altro. Di una politica nazionale capace di sostenere, e non boicottare, queste esperienze locali virtuose. Abbiamo bisogno di una politica in grado di affiancare e dare gambe (risorse, leggi adeguate) a progetti che altrimenti rischiano di perdersi nel caos della cattiva politica. C’è bisogno di persone perbene che portino nei piani alti delle istituzioni le nostre battaglie e le nostre parole d’ordine: beni comuni, trasparenza, onestà, decrescita felice, inclusione sociale, accoglienza. C’è bisogno, proprio ora e proprio qui, di un salto di qualità che traduca le migliaia di vertenze locali, gruppi, esperienze, enti, comitati, che da anni praticano ogni giorno piccoli pezzi di un’Altra Italia virtuosa, nell’Italia virtuosa di cui sentiamo un gran bisogno.

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