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Villa Adriana: sfregio al patrimonio dell’Unesco

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Sempre dritti per il Canòpo, a sinistra per le Grandi terme e il palazzo residenziale, per la discarica invece in fondo a destra. Chissà se tra qualche anno le guide di Villa Adriana daranno questo tipo di indicazione, magari col naso tappato per evitare di respirare la puzza.

E chissà cosa avrebbe detto il grande imperatore nel vedere che dal luogo da lui più amato sulla faccia della terra si scorgeranno – qualora la decisione dovesse essere confermata – montagne di immondizia accanto all’incredibile distesa di Roma. Rifiuti ed eternità, a poche centinaia di metri gli uni dall’altra. Evidentemente a distruggere il patrimonio mondiale dell’Unesco non bastavano incuria e mancanza di fondi, tagli ai beni archeologici e abbandono. Se i rifiuti ci saranno, e con loro la puzza insopportabile (chi abita vicino a Malagrotta può confermarlo), i pochi turisti stranieri che oggi visitano Villa Adriana di certo sceglieranno altri siti. E l’ultima dimora dell’imperatore romano morirà definitivamente. Si tornerà alla tarda antichità, quando la Villa fu usata come enorme cava di mattoni e marmi per la costruzione della vicina città di Tivoli. Già adesso, come il Fatto ha documentato, l’area archeologica – vasta più di Pompei – versa in quasi totale stato di abbandono, con volte e muri pericolanti, accessi interdetti e mosaici lasciati marcire sotto la pioggia. Le Piccole terme sono chiuse, ogni camminamento sotterraneo è vietato (persino il portico sotto la Peschiera, volte affrescate e incisioni storiche come la firma dell’architetto Piranesi). Il Teatro marittimo, una piccola villa isolata da un canale circolare, è diventata dimora tranquilla per le tartarughe. Eppure Villa Adriana , inserita nel 1999 nell’elenco dei patrimoni mondiali dell’Unesco, è definita come uno “straordinario complesso di costruzioni, non ancora sufficientemente studiato” da Ranuccio Bianchi Bandinelli nel suo testo sull’archeologia romana che si studia all’università. “Lavoro qui da nove anni e quel muretto l’ho sempre visto crollato”, spiegano le guide davanti ai turisti increduli.

Così come “increduli e indignati” si dicono i comitati di quartiere, che ora chiedono una mobilitazione istituzionale da parte di tutte le forze politiche contrarie alla discarica. E se la direttrice di Villa Adriana, Benedetta Adembri, non vuole commentare la direzione in cui sta andando il governo, Gianni Innocenti sa bene cosa dire: “La discarica potrebbe essere esiziale anche per il complesso archeologico. Sappiamo bene che non sarà provvisoria perché prevede un investimento, da parte dello Stato, pari a quello per i terremotati”. Eppure il Prefetto Pecoraro vuole andare avanti a tutti i costi. “È l’unico sito a non essere di Cerroni (il proprietario di Mala-grotta, ndr). Evidentemente si vuole togliere a Cerroni una larga fetta del giro d’affari, visto che il piano rifiuti prevede di andare avanti con le discariche ancora per molti anni”. “Ricordo che tra meno di un mese l’Unesco ha messo all’ordine del giorno la possibilità di togliere il prestigioso sigillo a Villa Adriana nel caso la discarica venisse aperta”, spiega il principe Urbano Barberini annunciando una “protesta bianca”, una campagna internazionale di stampa per salvare il luogo più amato dall’imperatore.

Il Fatto Quotidiano, 24 maggio 2012

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