Vorrei portarvi con me a Sfakia, ragazzi miei. Il comune meno popolato dell’isola di Creta. Dove tutto è cominciato.

Io vengo da lì. La desinenza “akis” del mio cognome appartiene a quella terra.

Poi, curva dopo curva vi condurrei su, sempre più in alto sui Monti Lefki, le montagne bianche, per farvi assaporare quella sensazione di “assoluto” che mi porto nel cuore dopo tanto tempo. Dalla morte di mio padre. Quando per cercare di me o forse lui mi sono ritrovata in questi luoghi.

Un Ulisse misterioso papà a me quasi sconosciuto.

Nel nostro tragitto ragazzi potremmo imbatterci in un prete che s’ inerpica nella salita. E magari a te, Musa Stanca generosa come sei verrebbe voglia di raggiungerlo per prestargli il tuo braccio. Che errore sarebbe! Il prete dalla barba lunga e gli occhi ardenti ti liquiderebbe con un cenno di diniego e la mano stretta alla pistola. Sotto il saio.

Attenti ragazzi! Non è cattiveria ma fierezza.

A Sfakia anche gli uomini di Dio portano la pistola. A Sfakia sono tutti guerrieri.

La storia plurimillenaria di questo luogo lo racconta come un centro di resistenza contro l’invasore.

Non riescono i Dori e falliscono i Turchi.

Nel 1941 i tedeschi invadono Creta. “L’operazione Mercurio”, inizia il 20 maggio e termina il 1 giugno.

Le montagne bianche sono rosse ora. I tedeschi hanno vinto ma le loro perdite sono elevatissime.

L’esercito greco ha reagito, il popolo ha combattuto. E lo farà ancora.

La storia si ripete ragazzi!

PS: vi regalo un opera di Robert Gligorov, artista macedone. Rappresenta Minerva violata ossia la Grecia e il suo dolore. Ma dalla frantumazione, l’inaspettato contenuto. Un uovo. Simbolo di rinascita.

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