Quest’anno, per me, il Salone Internazionale del Libro di Torino, è iniziato con un giorno d’anticipo, mercoledì 9 maggio alla libreria Tresibonda, dove Azione Atzeni ha presentato il terzo dei quattro appuntamenti dedicati alla figura di Sergio Atzeni, incontri interamente dedicati agli aspetti meno conosciuti dell’opera dello scrittore sardo.

Francesco Forlani, Enzo Cugusi, Marc Porcu, la rivista Reportage, il programma radiofonico Cocina Clandestina, l’associazione sarda Kintales e i numerosi intellettuali, editori, traduttori, artisti e lettori che hanno partecipato alla rassegna el diavolo, dello scrittore russo Evgenij J. Zamjatin, undimostrano che esiste ancora l’idea di una comunità letteraria concreta, nello spirito di Sergio Azteni, che, come scritto da Ernesto Ferrero “era uno per cui contava l’essere e non l’apparire. Privilegio degli scrittori è proprio quello di continuare a parlare anche dopo la loro scomparsa fisica. Se sono autentici, come Sergio era, il seme che hanno gettato non va perduto”.

Poi è inziato il Salone vero e proprio, con le scolaresche, il caos, i soliti grandi editori, gli editori piccoli o nuovi, le sinergie, i dibattiti, gli incontri. Anno della Romania e della Spagna, dell’editoria digitale, dei volti noti e meno noti. Editori che sono al Lingotto per la prima volta come la torinese Edizioni Compagine, che ha portato i suoi due titoli in catalogo, il bellissimo e simbolico Crisalide, dell’esordiente Amalia Estremi e il lavoro a quattro mani Il mio nome non è un viaggio, firmato da Michele Forneris e Luca Leoncini.

C’è MUP, che ha celebrato i dieci anni di attività con la creazione della nuova collana di letteratura Petitò, libri raffinati e di piccolo formato, dedicati alla letteratura italiana e internazionale, puntando su recuperi e le rarità, dai racconti inediti di Emile Zola, Per una notte d’amore, al Viaggio in Palestina di Matilde Serrao, per arrivare al magnifico A casa d testo datato 1914, eretico e profetico, in anticipo sulle inquietanti narrazioni anti-utopiche di Huxley e Orwell.

L’editoria digitale abbraccia l’anno della Romania con Porno Bloc, di Marco Belli e Lorenzo Mazzoni (e mi autocito), per l’occasione tradotto in romeno da Mihai Mircea Butcovan ed edito da Lite Editions che presenta nel suo colorato stand t-shirt che si leggono e si indossano.

Nella sala Book The Future Arturo Robertazzi parla del suo Zagreb, già presentato al Salone l’anno scorso, che adesso diventa eZagreb, romanzo digitale (Aìsara), edizione arricchita dell’intenso viaggio narrativo nelle guerre jugoslave dello scrittore napoletano. Il modo di scrittura cambia con i nuovi formati digitali e il romanzo si “amplia” di contenuti extra, della documentazione dietro le quinte. Il romanzo diventa romanzo digitale.

La casa editrice Aìsara, oltre a Zagreb, presenta molti altri titoli di notevole interesse e qualità. Nata a Cagliari nel 2006, propone scrittori nazionali e stranieri non ancora tradotti in Italia. In sei anni ha pubblicato più di settanta titoli. Un catalogo curato, intenso e molto bello, che, oltre a contenere l’opera dell'”altro” Simenon, André Héléna, uno dei maggiori rappresentanti del noir francese, ha i racconti dello spagnolo Pablo d’Ors (Il debutto), con la sua scrittura che ricorda il miglior Roberto Bolaño, o i romanzi degli scrittori romeni Dumitru Tepeneag (La belle Roumaine) e Dan Lungu (Sono una vecchia comunista!).

Il Gruppo Editoriale Barbès, con gli altri suoi due marchi Cult Editore, dedicato alla narrativa italiana e alla saggistica, e Nikita Editore, dedicato alla narrativa dell’ex blocco sovietico, ha portato al Salone volumi importanti, da Lettera al figlio che non avrò, della vietnamita Linda Le, al noir Il corpo di Vera Nard, dello scrittore transalpino Marcus Malte.

E proprio il più francese dei nostri noiristi, Enrico Pandiani, è stato coordinato in modo brillante, allo spazio IBS, da Luca Crovi, insieme a Massimo Tallone. Si è parlato del mondo della pittura, di esotersimo, di personaggi dei fumetti, di armi e della Resistenza Francese. Pandiani ha appena pubblicato il romanzo La testa e la coda, con la Distilleria Fratelli Brunello, nata nel 1840, la più antica distilleria artigianale italiana, che ha “commissionato” una storia noir profumata di vino a uno dei nuovi maestri del genere.

Da Edizioni BD-Revolver Libri c’è la birra Revolver, la bevi se compri due libri, e dietro lo stand ci sono gli autori di quei libri, i bravissimi e imprevedibili Victor Gischler (Sinfonia di piombo), e Allan Guthrie (Dietro le sbarre). Matteo Strukul, curatore editoriale della collana, lui stesso sorprendente firma della narrativa pulp, ha messo in campo una vera squadra d’assalto, riunendo i migliori romanzieri del genere: Derek Nikitas, Russel D. McLean, Anthony Neil Smith, rappresentati in modo eccezionale dalle copertine d’artista di Davide Furnò. Lo stand di Revolver Libri, con la sua atmosfera meticcia, contaminata, bastarda, che rispecchia la letteratura che rappresenta, una letteratura diversa, che taglia i generi, abbatte gli steccati ed estrae dall’arte del narrare formule velenose e sanguinarie, è un buon posto per salutare amici e conoscenti e tornarsene a casa. Uno zaino pieno di libri.

 

 

 

 

 

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