Il post che pubblico oggi trae gran parte delle informazioni dal numero 200 della rivista “Medicina Democratica” (MD) di novembre-dicembre 2011, dedicato alla TAV in Val di Susa.

Per quanto riguarda il rischio amianto si distinguono due gruppi principali di sostanze: l’amianto anfibolo e l’amianto serpentino. La distinzione è abbastanza importante perché l’anfibolo presenta fibre fragili, che si spezzano facilmente ma possono essere intessute (le famose coperte antincendio, per esempio); il serpentino, invece, ha fibre più lunghe e più resistenti. La famiglia del serpentino è rappresentata dal crisotilo, mentre dell’anfibolo fanno parte antofillite, actinolite, amosite, crocidolite, tremolite. La sua natura fibrosa è alla base delle proprietà tecnologiche, ma anche delle caratteristiche di rischio essendo essa causa di gravi patologie a carico prevalentemente dell’apparato respiratorio. La pericolosità consiste, infatti, nella capacità che i materiali di amianto hanno di rilasciare fibre potenzialmente inalabili ed anche nella estrema suddivisione a cui tali fibre possono giungere.

La presenza dell’amianto in sé non è necessariamente pericolosa, dipende dal grado di libertà delle fibre. In altre parole un tessuto contenente amianto è molto rischioso; un elemento di Eternit no, ma solo a patto che non si stia sgretolando, rendendo necessaria una bonifica con modalità adeguate. Le malattie principali rappresentate dal rischio amianto sono l’asbestosi, che determina nel tempo un’insufficienza respiratoria gravissima; il mesotelioma pleurico polmonare, un tumore maligno che può colpire le membrane sierose di rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali (peritoneo); il cancro polmonare, che si verifica per esposizioni non specifiche, in cui in cui il rischio amianto è associato all’abitudine al fumo; altre neoplasie; placche pleuriche (si tratta di ispessimenti benigni del tessuto connettivo della pleura, più o meno estesi, talora calcificati).

Come afferma il Dr.Marco Tomalino nell’articolo sui rischi della salute nel numero di MD citato, nello smarino (4,4 milioni di m3 di materiale) prodotto dallo scavo della galleria della linea Lione-Torino, va comunque sottolineata la presenza di rocce potenzialmente contaminate da vene asbestiformi (ofioliti, pietre verdi e serpentiniti) che possono determinare durante le operazioni di scavo e di movimentazione del materiale di risulta una contaminazione ambientale in aria e su superfici di entità non trascurabile. Come è noto non esiste una soglia minima di rischio nell’esposizione ad amianto: anche a distanza di decenni si può sviluppare un mesotelioma.

Del resto il Piemonte è già la regione con il più alto tasso di casi di mesotelioma causati da contaminazione ambientale (13,2%), vale a dire di casi per i quali non è riconosciuto alcun collegamento, diretto o indiretto, con un’esposizione lavorativa, a testimonianza del fatto che qui, più che altrove, il problema di questo tumore è anche legato ad una contaminazione ambientale. Per quanto riguarda il problema della presenza di uranio e radon, nella relazione del Prof. Massimo Zucchetti nella rivista citata viene osservato che le misurazioni effettuate finora, allo scopo di studiare la possibilità di sfruttamento minerario, hanno rilevato una concentrazione di attività nelle rocce che (sebbene assai contenuta) può essere comunque rilevante ai fini radio protezionistici.  L’ambiente dello scavo, chiuso e scarsamente aerato può essere considerato particolarmente pericoloso per gli addetti, se non dovessero essere impiegati delle precauzioni adeguate. (Per un migliore approfondimento si rimanda alla relazione del Prof. Zucchetti al n.200 della rivista di Medicina Democratica, per il trattamento particolarmente esaustivo dell’argomento).

Il rischio ambientale è rappresentato dall’inquinamento da polveri sottili e particolato (PM10 e PM2,5). Gran parte della popolazione in questo caso è esposta a tale rischio generato durante la fase di costruzione dall’emissione dei motori a combustione. Si possono determinare le condizioni per l’insorgenza di patologie respiratorie (asma, bronchiti) e cardiocircolatorie (crisi anginose, infarti, ictus), patologie quindi anche letali e di grande prevalenza nella popolazione. L’altro importante inquinante atmosferico preso in considerazione è rappresentato dal gruppo degli ossidi di azoto, in particolare il biossido di azoto (NO2). L’inalazione provoca patologie respiratorie, asma, riacutizzazioni di bronchiti croniche.

Mi auguro che il presente post abbia suggerito degli argomenti da approfondire.

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