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Napoli: licenziato deve lasciare lavoro e casa, portiere si impicca per disperazione

L'uomo, 55 anni, aveva ricevuto un anno fa la lettera con la comunicazione ed era in atto un contenzioso con i datori. Era separato e ultimamente soffriva di crisi depressive. Sul caso indaga la polizia che ascolterà la testimonianza del fratello 

Napoli: licenziato deve lasciare lavoro e casa, portiere si impicca per disperazione
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Si allunga tragicamente la lista dei suicidi per “crisi”. Aveva ricevuto una lettera di licenziamento e, nei prossimi mesi, avrebbe dovuto lasciare la casa dove viveva. Ci sarebbe tutto questo dietro il suicidio di un portiere, a Napoli. L’uomo, 55 anni, si è ucciso, impiccandosi, nella sua abitazione. Il portiere, che lavorava e viveva, in uno stabile di corso Garibaldi, era divorziato e aveva due figli. Ai condomini era sempre apparso come una persona dal carattere forte.

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Ultimamente, però, G.C., 56 anni, anche a seguito della morte di sua madre, nonché della separazione dalla moglie, sembra soffrisse di crisi depressive. Nel prossimo ottobre avrebbe dovuto lasciare l’alloggio da portiere in cui abitava. Giorni fa, però, i proprietari avevano fatto un sopralluogo per metterla in vendita, facendogli forse presagire un anticipo del suo allontanamento, e forse anche questo ha inciso sulla sua decisione. L’uomo aveva ricevuto un anno fa la comunicazione. Nel corso di quest’anno avrebbe dovuto lasciare quindi l’appartamento. Era anche in atto un contenzioso tra il portiere e i suoi datori di lavoro. La polizia sta svolgendo indagini per cercare di fare chiarezza. Probabilmente un contributo alle indagini potrà darlo il fratello dell’uomo già rintracciato dagli investigatori. Solo ieri un imprenditore agricolo sardo, dopo aver licenziato i suoi due figli, ha deciso di togliersi la vita. Nei giorni scorsi sono stati diversi i casi di uomini strozzati dalla crisi o dalle cartelle esattoriali che si sono uccisi. 

 

 

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