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Domiciliari per il prestanome di Provenzano Il ministro Severino manda gli ispettori

Michele Aiello, alter ego del boss mafioso, condannato a 15 anni e mezzo per associazione mafiosa, è stato scarcerato perché allergico al cibo del penitenziario di Sulmona. I funzionari di via Arenula dovranno acquisire copia degli atti che hanno portato alla decisione dei giudici
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Il ministro della Giustizia Paola Severino ha dato incarico all’ispettorato di svolgere i necessari accertamenti preliminari sulla decisione con la quale il tribunale di sorveglianza dell’Aquila ha concesso la detenzione domiciliare per un anno a Michele Aiello, condannato a 15 anni e sei mesi per associazione mafiosa nel processo denominato Talpe alla Dda. Il provvedimento era stato motivato con il fatto che Aiello soffre di favismo e il vitto carcerario ne metterebbe in pericolo la vita.

Gli 007 di via Arenula dovranno acquisire copia degli atti che hanno portato alla decisione tramite la procura generale della Corte d’appello dell’Aquila. E all’esito di questi accertamenti il ministro farà le sue valutazioni disciplinari.

Aiello era detenuto da più di un anno nel carcere di Sulmona ed era stato condannato nel processo sulle talpe in cui era stato coinvolto anche l’ex governatore siciliano Totò Cuffaro. Titolare di un centro diagnostico all’avanguardia a Bagheria, era ritenuto, dai magistrati l’alter ego nella sanità del capomafia Bernardo Provenzano che avrebbe investito parte del suo denaro nelle attività del manager.

“Il vitto carcerario non ha consentito un’alimentazione adeguata del detenuto, risultando dal diario nutrizionale la presenza costante di alimenti potenzialmente scatenanti una crisi emolitica e assolutamente proibiti” avevano scritto alcuni giorni fa i giudici, stabilendo che l’ex imprenditore non poteva rimanere in prigione, “perchè esposto a serio e concreto rischio di vita o a irreversibile peggioramento delle già scadute condizioni fisiche”.

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