“La stanza schermata”. Ogni inchiesta è racchiusa in un’immagine che resta nella memoria, che richiama la storia. E talvolta diventa quasi un modo di dire. Per l’inchiesta sul Porto di Imperia – partita da una “città ai confini del regno”, ma ormai arrivata a Roma, anzi a Fiumicino – l’espressione magica potrebbe essere la “stanza schermata”. Un luogo, sospettano gli inquirenti, al sicuro da ogni intercettazione o registrazione. Insomma, al riparo dalle orecchie indiscrete di chiunque. Anche degli investigatori.

Se ne parla a pagina 222 dell’informativa della Polizia Postale che ha condotto le indagini: seicento pagine depositate per l’udienza del Tribunale del Riesame che deve decidere sull’eventuale scarcerazione di Francesco Bellavista Caltagirone. Un passaggio veloce che, però, ha attirato l’attenzione di investigatori, inquirenti e anche difensori. Perché a parlarne è Claudio Scajola, oggi indagato per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta in uno dei filoni dell’inchiesta, ma all’epoca dei fatti uomo di punta del Pdl e ministro dello Sviluppo economico.

Siamo all’inizio del 2010, è scritto nell’informativa, in quei giorni l’inchiesta sul porto è appena agli inizi. Ma a Imperia tutti si conoscono, le voci fanno presto a circolare. Perché il porto è un’opera gigantesca per i costi (lievitati da 80 a 206 milioni) e l’impatto ambientale, un progetto sostenuto da Scajola e dai suoi uomini che qui regnano da decenni. Pochi quelli che hanno avuto il coraggio di esprimere pubblicamente i loro dubbi, come Claudio Porchia, all’epoca segretario della Cgil, oppure Beppe Zagarella e Paolo Verda (membri del Pd locale). Ma soprattutto fa tremare la notizia che investigatori e inquirenti hanno cominciato a sentire alcuni dei protagonisti del progetto. Negli uffici giudiziari, tra gli altri, è passato anche Domenico Gandolfo, noto commercialista imperiese, già direttore della Porto di Imperia spa (la società mista pubblico-privato che gestisce l’opera), oggi indagato nell’inchiesta. Ed ecco che, poco dopo essere uscito dal colloquio con i magistrati, Gandolfo parla al telefono con Scajola, all’epoca, appunto, ministro del Governo Berlusconi. Che cosa si dicono i due? Poco o niente. Ma il ministro, registrano gli uomini della Postale, invita il conoscente a raggiungerlo per poter parlare liberamente nella “stanza schermata”. Ma di che cosa si tratta? Gli inquirenti, che ritengono il passaggio significativo al punto da averlo incluso negli atti, ipotizzano che si possa trattare di un locale a prova di curiosi. Secondo ipotesi giudiziarie si troverebbe proprio a Imperia, in un immobile a disposizione del Pdl. Per gli inquirenti la “stanza schermata” comunque è importante, perché testimonia un clima di allarme e di cautela da parte delle persone indagate.

Altre intercettazioni di Gandolfo sono comprese negli atti depositati. Ricordiamo che al centro dell’ordinanza che ha portato all’arresto di Bellavista Caltagirone c’è il contratto di permuta con cui le società costruttrici, in cambio della realizzazione del porto, hanno ottenuto la concessione su gran parte delle opere. Lasciando, sostiene l’accusa, il socio pubblico a becco quasi asciutto. Attacca Beppe Zagarella (Pd): “Le società realizzatrici hanno ottenuto l’ 85% della parte residenziale del progetto, alla Porto di Imperia sono restati i capannoni destinati alla cantieristica e una discoteca. Poi c’è il porto: ai privati sarebbero andati il grosso dei posti barca, mentre al pubblico restano i moli destinati alle imbarcazioni in transito e quelli per la nautica sociale”. Ed ecco che proprio Gandolfo (che faceva parte della Porto di Imperia spa) parlando con Roberto Leone, ex vicesindaco di Imperia, pare ammettere che la permuta sarebbe “scandalosa”. Gandolfo: “Hanno tirato fuori le permute (l’opposizione in consiglio comunale, ndr). E se ci dovessi dire sono scandalose lì non hanno mica torto…”. Leone: “Ah! Sono scandalose?”. Gandolfo: “Eh sì… vabbè ma questo…”. Leone: “Cioè come dicevo io, bisogna stare attenti che (ride) i moli non vadano a finire tutti alla mano pubblica”. Gandolfo: “Eh infatti”. Leone: “E gli appartamenti tutti alla mano privata”.

Ma Imperia potrebbe essere l’inizio di una grande “moli puliti”. In Italia i progetti in corso valgono oltre un miliardo. Decine di nuovi scali, spesso realizzati dagli stessi nomi. Si comincia da Fiumicino (il più grande del Mediterraneo), su cui hanno puntato il dito i pm di Imperia. E adesso se ne occupa la Procura di Civitavecchia. Il Nucleo tributario della Guardia di Finanza ha avviato le verifiche. Sono stati acquisiti atti e bilanci delle società di Bellavista Caltagirone, alla ricerca di entrate “allarmanti”.

di Ferruccio Sansa e Nello Trocchia

da Il Fatto Quotidiano, 24 marzo 2012

Articolo Precedente

Il sospetto dei pm: i segreti della trattativa dietro l’affare di Villa Dell’Utri

next
Articolo Successivo

La chiesa casta

next