Stupefacente, è l’aggettivo giusto per commentare la proposta di Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento Politiche antidroga, che vorrebbe ritirare la patente ai fumatori di cannabis in forza di una deduzione.

Il ragionamento è il seguente: prove scientifiche (?) evidenziano che la cannabis lascia un segno indelebile nel nostro cervello in termini di abilità perdute, e mai più riconquistate. Ne consegue che il comportamento alla guida di un auto, ci deve interessare non solo nel momento di massimo effetto, c.d. “stoned and stranged”, dovendo attribuire, questa perdita di capacità, al solo fatto di avere fumato cannabis.

Una tipologia nuova: inadatti alla guida.

Ora posto che le analisi che solitamente si fanno sono quelle del sangue che non riescono a ricostruire, nel tempo, l’assunzione, Serpelloni propone le analisi delle urine che ci permetteranno di individuare, con maggiore esattezza, abitudini e consumi del vizioso fumatore ( e di conseguenza il ritiro o sospensione della patente).

Più che delle politiche antidroga Serpelloni sta diventando un eroe delle politiche antitraffico. Infatti le statistiche sui fumatori di cannabis ci parlano di milioni di individui. Se poi la ricerca si fa generazionale i milioni diventano decine.

Il trasporto su rotaia, a questo punto, diventa una vera priorità. Gli italiani nervosi, prima ancora che per la mancanza di cannabis per la mancanza di “macchinas”, cadranno in depressione.

Gli esperti prevedono un aumento esponenziale di uso di cocaina che, come è noto, incidendo sulla serotonina (Morgan docet) è un ottimo antidepressivo. Si ipotizza che caleranno enormemente gli incidenti di auto ma aumenteranno quelli tra pedoni . Le compagnie assicurative sono pronte.

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