Non siamo ancora ai titoli di coda, ma quasi. L’annoso passaggio della Cineteca di Bologna da ente pubblico a fondazione privata ha avuto termine col botto: l’assunzione di 26 dipendenti attraverso un bando che, come aveva anticipato il fattoquotidiano.it, corrispondeva ai requisiti di chi già lavorava tra via Riva Reno, via dell’Industria e via Azzo Gardino da tempo.

La cosiddetta stabilizzazione dei precari che ha visto assunto, tra gli altri, in chiave strategica, Davide Pietrantoni (annunciato sempre dal fattoquotidiano.it), colui che ha ideato il progetto giuridico-amministrativo di passaggio dell’istituzione, ora in rampa di lancio come direttore di bilancio e personale della Fondazione. Unico evidente ostacolo: i più di 1500 curriculum provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, da cui non è però stato pescato nessun nuovo nome da assumere in Cineteca eccetto per qualche contratto a tempo determinato come al servizio di guardiania.

Dopo giorni di polemiche e sibille cumane, la questione è giunta in consiglio comunale dove l’assessore alla cultura Ronchi si è detto “orgoglioso” per l’assunzione dei 26 neo-dipendenti della Fondazione Cineteca. “Per quanto riguarda le procedure, ho verificato con i miei dirigenti, e mi pare che non ci sia nulla da eccepire: la concreta possibilità di porre fine al precariato è stato uno tra i temi che ha convinto questa giunta dell’opportunità di un cambio di veste giuridica dell’ente”, cioè il passaggio a fondazione. “La capacità professionale di queste stesse figure – molte delle quali hanno dimostrato anche nel corso di quest’ultima selezione le proprie eccellenti qualità – non è mai stata messa in discussione dalla direzione della cineteca, che infatti ha continuato ad avvalersi del loro apporto professionale”.

Pesantissimo l’intervento delle opposizioni in consiglio comunale contro l’assessore e la giunta per l’ennesimo bando pubblico finito con la vittoria di chi era già stato previsto. “Finalmente è uscita la verità – ha tuonato Lorenzo Tomassini del Pdl – lei assessore è orgoglioso di avere stabilizzato quelle 26 persone. Ma non sarei orgoglioso di aver preso in giro 1.485 cittadini che hanno inviato il curriculum confidando nell’imparzialità della pubblica amministrazione. Provi a vergognarsi”. La leghista Lucia Borgonzoni ha annunciato la richiesta di un’udienza conoscitiva, perché “contestiamo questa presa in giro”. Mentre per Michele Facci, altro esponente del Pdl, “il problema non era stabilizzare i precari, quanto la finta trasparenza che non fa onore all’amministrazione, perché resterà sempre il dubbio che quelli che hanno vinto siano dei raccomandati”.

Ronchi, dal canto suo, ha ribadito che la Cineteca non era costretta a fare una procedura di evidenza pubblica, ma l’ha fatta “ispirandosi a criteri di trasparenza e aprendosi alla possibilità di conoscere e valutare nuove figure professionali al fine di costruire lo staff migliore”.

“Certo, il Comune non aveva l’obbligo di emettere un bando pubblico, però l’ha fatto”, spiega Federica Salsi del M5S, “potevano benissimo assumerli come ente privato e avrebbero fatto più bella figura. E’ evidente che non sanno cos’è la trasparenza”.

“Semmai noi siamo molto preoccupati per il futuro di questo ente, ci sembra un salto nel buio. Votammo contro la delibera perché ci era sembrata una sorta di svendita del patrimonio pubblico – continua la Salsi – E ora ci ritroviamo con dei “nuovi” dirigenti assunti proprio con quel bando sotto accusa: nutriamo parecchi dubbi sulla loro qualità”.

“Infine il Comune dovrebbe operare un controllo sulle fondazioni, come del resto lo dovrebbe fare con i servizi esternalizzati e le partecipate. Ma, appunto: “dovrebbe”. Basta guardare come sono andate a finire le Aldini-Valeriani per capire come potrebbe essere gestita male la questione Cineteca”.

d.t.

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