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Lo sguardo lungo di Guido Fanti

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Guido Fanti ex sindaco di Bologna si è spento la scorsa notte, dopo una malattia che non gli ha impedito fino all’ultimo di impegnarsi per la città e per il Paese.

Era in ospedale ma vigile quando il Presidente Giorgio Napolitano, in visita a Bologna per ricevere la laurea ad honorem in relazioni internazionali, conferitagli dall’Alma Studiorum, dal momento che non poteva partecipare come previsto tra gli ospiti istituzionali alla cerimonia, gli telefonò destando in lui grande commozione, Guido ci teneva e si era tanto preparato a quell’incontro.

Anche in queste ultime settimane di vita non ha mai smesso di coltivare le sue molteplici relazioni, di pensare con preoccupazione alla grave crisi del Paese ed ai problemi della sua Bologna.

Vedeva l’intreccio politico tra questioni locali e contesto nazionale con una lucidità estrema, perciò si doleva di non poter contribuire effettivamente alla costruzione di un progetto di lungo ed ampio respiro per traguardare Bologna, come soleva dire, agli anni 2050.

Fanti è stato uomo delle istituzioni e di partito nel senso più autentico, pur nella chiara e netta distinzione dei due ambiti, egli coltivava come solo un grande amministratore emiliano può fare il rispetto, quasi il culto, delle istituzioni repubblicane, soprattuto l’autonomia del Comune e della Regione, nel senso stretto del rapporto tra società ed economia, territorio e governo dei processi, di cui aveva una straordinaria consapevolezza.

E’ per questo che soffriva per ciò che gli appariva, delle vicende attuali, frutto d’improvvisazione, di mancanza di visione d’insieme, di approssimazione nelle scelte e nelle decisioni rilevanti.

Guido era tagliente nei giudizi ma garbato e rispettoso dei ruoli e delle opinioni altrui, un rispetto per la dingità delle persone che non lasciava alcun margine alla supponenza ed all’alterigia, mali da cui è purtroppo frequentemente afflitta la classe politica.

Bologna, il Paese e la sinistra perdono una straordinaria figura di dirigente politico, come si direbbe un rivoluzionario ed un conservatore allo stesso tempo, capace di guardare al futuro con coraggio e spirito d’innovazione ed altrettanto geloso custode di quei valori e principi irrinunciabili che hanno reso forte, nonostante tutto, la nostra democrazia

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