O Daniele Molgora ritira il ricorso contro i tagli ai vitalizi oppure finisce fuori dal partito, espulso. E’ l’ultimo dei tanti segnali di quella che potrebbe diventare la nuova Lega: il Partito del Nord, per dirla con Roberto Maroni. Certo, l’ex ministro amato dalla base non ha né avrà vita facile. In questo periodo di tour da rockstar in giro per il Nord (con oltre duecento appuntamenti in due mesi) Bobo è sopportato e assecondato dallo stesso Umberto Bossi. Ma certo il fantomatico Cerchio Magico è pronto alle ritorsioni. O, almeno, tenterà di attuarle. Forse saranno inutili. Dipende ovviamente dall’eterno delfino, Maroni. Se riuscirà a mostrare che la sua Lega non è quella che negli ultimi dieci anni ha accompagnato a braccetto Silvio Berlusconi.

Con Flavio Tosi e l’esercito di barbari sognanti, Maroni sta portando avanti una sfida che non è solamente interna al Carroccio ma all’intero quadro politico: il calo di consensi drammatico del Pdl e del centrodestra, l’assoluta incapacità del centrosinistra di salire sull’onda smossa da Giuliano Pisapia e cavalcarla, l’antipolitica crescente che ingrossa movimenti minori e il fiume sempre più colmo dell’astensionismo, sono tutti segnali che rendono evidente come il panorama attuale non va più bene. E’ vecchio. Inutile. Volgare. Il governo di Mario Monti sta inoltre mostrando con una nitidezza assoluta quanto i parlamentari possano essere inutili. Appaiono, i nostri deputati e senatori, dei tutori dei propri privilegi. Niente di più niente di meno. Con i dovuti distinguo, certo. Ma non è forse questa la foto del Palazzo che emerge oggi?

Maroni in tutto questo ha la possibilità di infilarsi come elemento di assoluta e profonda rottura con un vero partito del Nord. Dimenticare il secessionismo (bocciato anche da Tosi), puntare al federalismo; chiudere nel passato il folklore di corna e ampolle, insulti vari e dito medio puntando a sobrietà e concretezza. Un partito pulito e costruttivo, in sintesi, che riesca a mostrare un volto migliore di tutti gli altri. E l’impresa non sembra difficile. Un partito che difende gli interessi territoriali (quindi di cittadini e amministratori locali) e ha un volto moderato è l’alternativa naturale al centrodestra. E non solo al Nord. Almeno sulla carta.

La strada che Maroni sembra voler seguire è questa. E anche la decisione di cacciare Molgora dal partito rientra nelle “nuove” regole: manette anche ai parlamentari, rispetto della legge e lotta all’evasione fiscale (“ma anche al Sud”, dicono i leghisti) e nessuna difesa dei privilegi della Casta. Ed è proprio Bobo a scagliarsi contro Molgora: “E’ stato un errore opporsi allo slittamento dei vitalizi, una scelta personale che non condivido. Siamo in politica per la Padania, non per il nostro portafoglio”. Il passaggio dal turarsi il naso a credere alla Padania potrebbe essere minimo.

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