Finisce così, perché sono “terminate le condizioni che l’avevano resa necessaria per quel ruolo”, l’avventura di Rosi Mauro come commissario dell’Emilia e della Liguria. Dopo un anno e mezzo di “commissariamento” la vicepresidente del senato lascerà la carica di legato federale che aveva assunto nel 2010 per cercare di riportare ordine dentro le sempre più rissose sezioni emiliane e liguri del Carroccio. E se ufficialmente non c’è nessuna polemica, per molti il motivo dell’accaduto sarebbe tutto legato alla guerra intestina che vede contrapposti maroniani e cerchio magico.

Ma questa volta i “nemici esterni” maroniani potrebbero entrarci poco, e la causa della caduta di Rosi Mauro sarebbe tutta da attribuire direttamente al fuoco amico. Forse addirittura per mano dello stesso Roberto Calderoli, anche lui bossiano ‘doc’, che non avrebbe apprezzato i risultati ottenuti dal 2010 in poi da Mauro, mandata in Liguria e in Emilia per portare tra le camicie verdi un ordine che sembra sempre più lontano. Nonostante le due sospensioni e le oltre 50 espulsioni dal partito, Mauro non è riuscita a calmare le acque in un Carroccio litigioso, incapace di coesione, e dove i maroniani nonostante le espulsioni continuano a resistere. Solo per citarne alcuni casi: dopo la clamorosa cacciata di Marco Lusetti, ex braccio operativo di Alessandri colpevole di avere accusato il partito di irregolarità nella gestione del bilancio, a novembre la segreteria provinciale di Modena ha fatto piazza pulita sbattendo fuori tre dissidenti in soli due giorni (i consiglieri modenesi Nicola Rossi e Walter Bianchini e l’esponente sassuolese, Mauro Guandalini), mentre pochi giorni fa è stato il turno di Miles Barbieri, consigliere comunale a Reggio Emilia, reo di aver chiesto al Senatùr di farsi da parte, con una lettera aperta. Insomma, difficile dire che l’arrivo di Rosi Mauro abbia frenato le polemiche e ricucito le spaccature interne al partito. Nonostante fosse stata spedita in Emilia ad affiancare Alessandri, proprio per sedare i litigi (primo tra tutti quello tra carroccio reggiano e bolognese) e metter fine alle epurazioni.

E se in Emilia le cose sono andate male, in Liguria, a celebrazione avvenuta di quasi tutti i congressi provinciali, la situazione è se possibile anche peggiore. Basta vedere i risultati: nessun leghista vicino al cerchio magico sarebbe stato eletto nonostante il lavoro e la presenza della Mauro. Una batosta pesantissima che come ciliegina sulla torta ha il congresso di Tigullio, in provincia di Genova. A Tigullio, dove il commissario è il tesoriere leghista Francesco Belsito – che ha fatto parlare di sé per la vicenda dei soldi investiti in Tanzania – il congresso è stato rinviato due volte e la stessa Mauro ha imposto la sospensione del candidato avversario di Belsito. Segno di nervosismo di fronte a una situazione sempre più difficile.

Eppure Calderoli smentisce tutte le ricostruzioni definendole “totalmente prive di fondamento”. Il coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord spiega che “la fase di incarico di legato federale è stata ritenuta conclusa dal movimento semplicemente perché sono terminate le condizioni che lo avevano determinato”. Il riferimento, probabilmente, è anche alla decisione del consiglio federale del partito di convocare i congressi nazionali (ovvero regionali) entro giugno, che porteranno all’elezione di nuovi segretari per Emilia e Liguria. Decisione che di fatto esaurisce la funzione del “legato”’, una sorta di inviato del segretario federale, Umberto Bossi, sul territorio.

Anche per il segretario della Lega Nord Emilia Angelo Alessandri si tratta solo di “ricostruzioni farneticanti”. Secondo Alessandri, la rimozione non ha niente a che vedere con le fratture interne al Carroccio. “Sia io, sia Rosi Mauro – spiega in una nota – avevamo preso atto, da tempo, che certe situazioni in Emilia erano ormai state positivamente risolte e che la macchina emiliana era da considerarsi forte e solida, come testimoniato anche dagli ottimi risultati elettorali, organizzativi e di crescita di iscritti di quest’ultimo anno”.

Allo stesso tempo però Alessandri fa sapere di voler chiedere a Bossi una proroga dell’incarico della Mauro: “Purtroppo quello che si legge oggi sui giornali fa riflettere sulla necessità di ulteriori verifiche. Essendo evidentemente venute meno da “oggi” le condizioni operative che sino a ieri pensavamo di aver raggiunto, ritengo che la senatrice Rosi Mauro debba rimanere in Emilia per continuare a svolgere l’ottimo lavoro portato avanti sino ad ora”. Un comunicato contraddittorio che non spiega nulla e anzi solleva sempre più dubbi sulla tenuta del gruppo dirigente emiliano. Un estremo tentativo, dicono alcuni, per ritardare il prossimo congresso nazionale (che tradotto dal gergo leghista significa emiliano) e rimandare il più possibile lo scontro tra nuovi e vecchi nemici. Confronto che questa volta per Alessandri potrebbe essere difficilissimo da vincere.

di Giovanni Stinco e Giulia Zaccariello

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