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Celentano e l’approccio psicologico al canone Rai

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In questi giorni scade la data per pagare il canone Rai. Da poco è stato siglato un accordo con Celentano per la partecipazione a Sanremo che prevede un esborso da parte della Rai di 300 mila euro a serata. Notizie giornalistiche riportano che l’azienda Rai presenta un deficit strutturale molto rilevante. Qualcuno paventa la possibilità che in un prossimo futuro saremo chiamati come collettività a ripianarlo, al pari di quanto fatto con l’Alitalia.

Queste notizie interrogano ognuno di noi sulla congruità di un esborso così elevato per una partecipazione di mezz’ora. Certamente qualcuno dirà: ” é il mercato, bellezza…” ricordando che anche altri artisti dello stesso calibro, ad esempio Benigni, hanno avuto analoghi compensi. Qualche dubbio però rimane e alcuni di noi si possono chiedere se i dirigenti Rai avrebbero pagato la stessa cifra, nel caso il denaro fosse di loro proprietà? A proposito di mercato poi possiamo domandare chi fossero le altre imprese pronte a pagare cifre analoghe? Forse mediaset dopo gli attacchi di Celentano a Berlusconi? O chi altro? I Benaltristi diranno che sono ben altri gli sprechi della Tv di stato e che i compensi del conduttore e delle veline di Sanremo sono ancora più ingenti. Scrivo riguardo a Celentano proprio perché personalmente apprezzo questo artista, anche se di solito non amo Sanremo. In un momento di zapping potrei sintonizzarmi per sentire la sua performance. Non sono, quindi, pregiudizialmente contrario, ma mi chiedo se in un periodo di austerità sia ragionevole pagare cifre simili. Può darsi che in termini di fatturato la Rai farà un affare con i ricavi pubblicitari e l’audience indotta dall’artista, ma in termini di immagine psicologica credo proprio che accentuerà l’idea di un “carrozzone pubblico dedito agli sprechi”.

Come si farà, quindi, a convincere i cittadini a pagare di buon grado il canone Rai?

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