Ieri ho scritto della Dna (Direzione Nazionale Antimafia) e di 4 Pm che le mancano da circa 2 anni. Per capire come ciò sia possibile spiego come funzionano il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), l’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) e le Correnti della magistratura. Non vi spaventate: non è noioso e può essere istruttivo.

I magistrati sono soggetti a trasferimenti, promozioni, procedimenti disciplinari. Per evitare che se ne occupi il ministro della Giustizia, che potrebbe perseguitare i magistrati scomodi per il potere e favorire quelli comodi, la Costituzione prevede che tutto ciò sia gestito dal Csm che è composto, per due terzi, da magistrati eletti dai loro colleghi e, per un terzo, da politici. Così l’autonomia e l’indipendenza dei giudici sono garantite. L’Anm è un’associazione di categoria, più o meno un sindacato. Teoricamente dovrebbe occuparsi del servizio giustizia e delle ragioni economiche dei magistrati. Fa poco per il primo e nulla per le seconde. In verità non è altro che un contenitore delle Correnti. I magistrati non aderenti a una Corrente non fanno parte degli organi direttivi dell’Anm e non hanno voce in capitolo. Le Correnti si spartiscono le cariche con lo stesso criterio con cui i partiti si spartiscono i posti di governo: accordi bi, tri, multilaterali a seconda dei casi. Così alla fine tutto si riduce alle correnti.

Ce ne sono quattro: Unità per la Costituzione (Unicost), Magistratura Democratica (Md), Movimento e Magistratura Indipendente (Mi); da un anno circa Md e Movimento hanno aderito a una “cosa” chiamata Area, ma spesso litigano tra loro. Mi è considerata vicina al centrodestra, Md e Movimento sono considerate vicine al centrosinistra e Unicost è considerata un po’ come i vecchi democristiani e gli attuali centristi: vicina a dove conviene. Sicché è abbastanza naturale che Unicost abbia più aderenti delle altre.
Ma cosa sono le Correnti? Le buone intenzioni di cui è lastricato l’inferno. La prima, Md, nasce alla fine degli anni ’60. Il codice penale (il vecchio codice Rocco) è severissimo nei confronti dei reati contro il patrimonio; lassista per i reati dei colletti bianchi; e le norme processuali non garantiscono la difesa dei poveri. Alcuni magistrati propongono interpretazioni della legge tendenti a diminuire questi squilibri. La chiamano “interpretazione evolutiva”.

Pensate: il furto di 3 litri di benzina commesso da tre ragazzi su una macchina in sosta era punito da 3 a 10 anni di reclusione; anche con le attenuanti, il minimo era 2 anni; e la sospensione condizionale limitata a un anno. Tre ragazzi incensurati andavano in galera per una bravata; e a quel tempo permessi, arresti domiciliari, affidamento in prova e tutte le belle cose che i potenti si sono inventati per non finire dentro, non esistevano. Ma, se si stabiliva che una macchina in sosta non era affidata alla pubblica fede (un’aggravante), la pena minima diventava un anno; e con le attenuanti 8 mesi. Arresto, ramanzina, guai a voi se lo rifate ma… non andavano in prigione (per quella volta). I magistrati di Md questo cominciarono a fare: è giusto dire che una macchina chiusa a chiave e con l’antifurto è affidata alla fede pubblica, cioè che il proprietario si fida del suo prossimo? No, è contraddittorio.

Così nacque la prima Corrente: studiamo, mettiamo in comune le nostre esperienze, cerchiamo una giustizia “giusta”. Fu bellissimo. Subito dopo altri magistrati, convinti che il giudice non dovesse spingersi a interpretazioni che modificassero di fatto la legge (ancorché ingiusta) quale voluta dal legislatore (opinioni legittime), costituirono una Corrente in opposizione a Md: Mi. E poi nacque Unicost, per la verità senza differenze percepibili rispetto a Mi. Poi le cose cominciarono a cambiare. I magistrati che facevano parte delle Correnti godevano di stima e prestigio; quelli che rivestivano ruoli di vertice, a livello locale e ancora di più nazionale, avevano molto potere. Cominciarono ad affacciarsi i correntocrati, magistrati che orientavano impegni associativi e pubblici, amicizie, opinioni in funzione di una carriera correntizia. Alcuni magistrati fondarono un “movimento” in opposizione a questa degenerazione: moralizzazione, ritorno alle origini, purezza… Lo chiamarono “Movimento per la Giustizia”. Che ben presto si trasformò in Corrente, con tutti i difetti delle altre. Certo, non tutti gli aderenti alle Correnti erano così; ma nessuno fu in grado di evitarne la deriva.

Però il potere vero era del Csm, non delle Correnti. Trasferire, promuovere, assolvere o condannare disciplinarmente erano compiti del Csm. Così le Correnti se ne impadronirono. In maniera semplicissima: gestendone le elezioni. Spuntarono le liste: ogni Corrente presentava i suoi e tutta la Corrente li votava. Che possibilità aveva il bravo, probo, brillante giudice non aderente a nessuna Corrente di essere eletto al Csm? Se anche tutti i giudici del suo Tribunale, che lo conoscevano bene, lo avessero votato, il candidato di ogni Corrente, anche la più piccola, avrebbe comunque avuto il triplo dei suoi voti. Sicché al Csm ci andarono i correntocrati: stipendio più alto, macchina con autista, contatti con la politica. E poi, vuoi mettere con lo spalare fascicoli tutto il giorno per tutta la settimana? Naturalmente i votanti andavano compensati e il potere mantenuto. Bisognava nominare il presidente del Tribunale di Poggio Fiorito? Concorrevano iscritti alle Correnti? I correntocrati del Csm votavano compatti per il loro pupillo che era sempre il migliore, guarda caso. E facevano accordi. Unicost a Mi: “Vota per il mio a Poggio Fiorito; domani, per il posto di procuratore di Poggio Ameno, io voterò per il tuo”. “Ma c’è Marco Tullio Cicerone che non è iscritto a nessuna corrente e che è più bravo di tutti!”. “E chi se ne frega”. Ha funzionato così per la Dna; ma lo stesso è successo anche in altri casi: lo vedrete nelle prossime puntate.

Il Fatto Quotidiano, 11 Gennaio 2012

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