C’è chi va in Svizzera in Slovenia e chi… a Faenza. I prezzi del carburante schizzano alle stelle e i distributori low cost registrano code di attesa neanche fossero al supermercato. Effetto dei rincari da favola (dell’orrore) se oggi, per esempio, nella cittadina romagnola, per far benzina alle “pompe bianche” dei supermercati si aspettava anche 20 minuti. Nessuno sciopero dei benzinai, nessuna guerra nucleare o carestia alle porte, ma solo il vecchio e caro, carissimo, effetto dei rincari. “Del resto la nostra migliore pubblicità sono le notizie degli aumenti”, ammette Marco Baruzzi, il benzinaio faentino della Conad, alle prese con le file lunghe fino alla strada.

Faenza, ma non solo. Lunghe code cono state registrate anche a Baggiovara, nella provincia di Modena, e a Bibbiano, nel Reggiano, i tre distributori con i prezzi più convenienti, viste che su un pieno si riescon o a risparmiare fino a 5-6 euro.  L’impennata dei prezzi ai rifornitori è arrivata oggi a un record con la verde a 1,724 euro al litro e il gasolio a 1,699 euro, dopo l’innesco agli aumenti azionato da Eni ieri. Rispetto a un anno fa la verde costa il 18 % in più, mentre il diesel è aumentato addirittura del 27 %. Numeri da capogiro che hanno fatto sbizzarrire i paragoni più disparati. Secondo Coldiretti, per esempio, quest’anno un pieno di benzina medio, a 77 euro, costerà più della stessa spesa per il cenone di Capodanno. In pratica costerà di più andare a comprare lenticchie e cotechino che mangiarsele. Altri numeri invece sono quelli della distribuzione indipendente dalle grandi compagnie petrolifere. “Oggi qui siamo a 1,603 per la verde e 1,555 euro per il diesel”, spiega Baruzzi.

L’Italia è il paese coi prezzi per il carburante più alti in Europa, complici gli ultimi aumenti delle accise, in vigore dal 6 dicembre. Agli 8,2 centesimi di euro al litro per la verde e agli 11,2 centesimi per il diesel bisogna poi sommare l’aumento dell’Iva. Un’imposta sul valore aggiunto che va ricalcolata in base al rincaro sul prezzo delle stesse accise. Eppure questa tassa sulla tassa non ha impedito ai distributori indipendenti di continuare a erogare carburante. Anzi: “Rispetto all’andamento generale degli altri marchi, che chiudono l’anno con segno negativo, i nostri impianti hanno segno positivo”, spiegano dall’amministrazione di Conad, che in Italia ha 11 punti carburante che distribuiscono i prodotti petroliferi come se fossero frutta e verdura. Il distributore un reparto come gli altri.

Durante tutto il 2011, le colonnine dei distributori italiani hanno visto aumenti dovuti alla guerra di Libia, al tanto discusso rifinanziamento del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo e poi alle manovre ‘lacrime e sangue’ del professor Monti. È chiaro che ci sia chi decide di fare il “pendolare”. E se c’è chi va a Chiasso per risparmiare 15 euro per pieno, c’è chi più modestamente esce dalla A 14 solo per andare al distributore di Faenza. “Sì, succede anche questo – spiega Baruzzi dal suo distributore a marchio Conad – c’è gente che fa questi due chilometri dal casello apposta, e poi riprende la sua strada”.

Inoltre anche se con l’aumento del prezzo i litri pro capite tendenzialmente diminuiscono, il dato sorprendente rilevato dai dirigenti Conad è che da loro i litri erogati sono sempre di più: “La gente probabilmente mette qualche litro in meno, ma è aumentata la nostra clientela, perché abbiamo aumentato l’erogazione”.

Tuttavia, la situazione non è così florida per tutti i distributori indipendenti, soprattutto per quelli non legati alle catene dei supermercati. Per esempio, la Robogas Commerciale, gestori autonomi da 50 anni presenti nelle province di Forlì, Ravenna e Cesena, non se la passa bene: “Siamo in braghe di tela – raccontano – novembre è stato un dramma, e rispetto all’anno scorso siamo in perdita. L’utente è disorientato. E se la prende con noi per l’aumento dei prezzi: si sentono traditi, non capendo che noi siamo succubi dell’aumento dei prezzi quanto loro”. Alla Robogas, la verde sta a 1,580 al litro, mentre il diesel non supera i 1,579. “Siamo alla frutta perché c’è poco margine di ricarico. Nei prossimi mesi dovremo sicuramente aumentare anche noi di 0,020 al litro”. E concludono: “Speriamo che il governo Monti aiuti tutti allo stesso modo, perché noi siamo formichine che rischiano di essere schiacciate da elefanti”.

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