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Che metterei sotto l’albero (e nella Costituzione)

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Rigore e austerità sono importanti e li dobbiamo soprattutto ai nostri figli, ma credo che se proprio dobbiamo toccare la nostra bellissima Costituzione io non mi limiterei al pareggio in bilancio. Per carità, principio sacrosanto per la sostenibilità dello Stato, ma proviamo a volare alti.

Oggi sono in molti a dire che l’Europa sta rischiando di fallire proprio perché è quasi esclusivamente percepita come uno spazio di mercato, un’istituzione lontana che si occupa di finanza e commercio, e si è dimenticata di parlare agli europei, di farci sentire un popolo, di investire in dialogo, cultura e di aiutarci a sognare e progettare insieme un futuro di pace.

Allora, cominciamo dalla nostra Costituzione: perché non dire che la nostra Repubblica ripudia, come la guerra, anche ogni tipo di organizzazione mafiosa e affaristica volta ad avvantaggiare pochi a discapito di molti? Perché non parlare espressamente del rispetto della legge e di legalità come presupposto imprescindibile della convivenza sociale? Perché non diciamo forte e chiaro che qualsiasi forma di evasione fiscale è un’offesa al principio di solidarietà? Perché non mettiamo nero su bianco che il contrasto ad ogni genere di corruzione deve essere priorità e patrimonio comune di qualsiasi progetto politico?Perché non inserire il libero accesso alla Rete e l’indipendenza dei mezzi di informazione tra i cardini della democrazia del terzo millennio? Perché non ricordiamo che il conflitto di interessi è una minaccia agli interessi della collettività? Perché non porre il principio della trasparenza della Pubblica Amministrazione come primo baluardo per essere cittadini e non sudditi? Perché non riaffermiamo fortemente la laicità dello Stato che sola può garantire davvero la reciproca indipendenza di Istituzioni e Chiesa? Perché non mettere ancora più in chiaro che la Scuola Pubblica è la pietra angolare del futuro? Perché tra i nostri principi fondamentali non inserire l’accoglienza degli immigrati?

Sono tutte declinazioni di principi in realtà già presenti in Costituzione, ma purtroppo in questi anni abbiamo assistito anche allo svuotamento delle parole, alla strumentalizzazione di qualsiasi idea e credo che abbiamo invece tanto bisogno di tornare a condividere un terreno di valori comuni, non negoziabili, non soggetti al compromesso politico di basso livello.

Abbiamo bisogno di dire che la dignità delle persone e la loro libertà devono essere al centro della politica: il diritto e l’economia sono al loro servizio e non viceversa.

Banale, scontato; ma se guardiamo a quello che è accaduto al Paese ci rendiamo conto che nessun valore e nessuna libertà sono davvero conquistati una volta per tutte: l’illegalità è diffusa, l’evasione fiscale tollerata, la scuola pubblica assediata, gli immigrati rifiutati e sfruttati, la laicità a rischio, la trasparenza un’utopia, il conflitto d’interessi una condizione permanente. Torniamo alle radici dell’Italia che vorremmo, riprendiamoci la Costituzione e non affidiamo il nostro futuro soltanto al bilancio. Allora torneranno anche i conti.

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