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Rugby travolto dai debiti. Giocatori non pagati da mesi

Ma dalle alte sfere della società dei Crociati, gli unici rimasti nella massima serie, non arriva nessuna spiegazione. La disintegrazione e relativa frammentazione del rugby parmense, oggi con sei squadre tra lega e serie minori, è stata creata dalla Federazione Italiana Rugby, presieduta dal parmigiano Dondi, con la cancellazione della Top Ten
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Anche se oscurato dal fratello maggiore Parma Calcio, il rugby a Parma  ha sempre trovato terreno fertile, soprattutto in provincia. Ma nella città dei crack finanziari, dei debiti che inginocchiano enti e banche locali, anche lo sport se la passa male: da due squadre (Overmach rugby Parma e Skg Gran) si è passati a una (i Crociati), inizialmente unione di due forze (Rugby Parma e Noceto) ora è lo scheletro di ciò che c’era in passato, visto che giocatori e soldi se ne sono andati.

A ben guardare l’inizio della fine è stato causato dalla stessa Fir, Federazione Italiana Rugby, presieduta dal parmigiano Giancarlo Dondi, che ha decretato la fine della Top Ten. Il vecchio campionato italiano, che riusciva a portare i tifosi allo stadio, facendo identificare le città con la propria squadra, è infatti stato sminuito dall’arrivo della Celtic League, campionato che raggruppa le maggiori squadre europee.

Al quale partecipano il Treviso, società identica a quella più volte campione d’Italia, e gli Aironi, franchigia composta da Viadana e varie società parmigiane. E, nonostante gli scarsi risultati in campo, una macchina mangia soldi. Tra i rugbisti sono infatti essenziali nomi internazionali per mantenere alto il livello competitivo. Soldi che arrivano anche da Parma, da parte delle poche aziende che preferiscono sponsorizzare il rugby al mondo del calcio. Altra presenza ingombrante, sempre a causa della Fir, è quella della nazionale di rugby, che si porta via un’altra bella fetta di sponsorizzazioni, con Cariparma.

A tutto questo si aggiunge la rottura tra i Crociati e il GranParma: le due squadre parmigiane inizialmente avrebbero dovuto fondersi (già frutto della fusione rispettivamente con le società di Colorno e Noceto), a malincuore dei tifosi, per aumentare il capitale d’investimento. Ma l’aria tra società ha fatto si che il Gran, e quindi il rugby made in Colorno, vendesse i diritti al Reggio Emilia, lasciando posto in campionato a una squadra spostata territorialmente, ma che sulla carta vede gli stessi nomi dell’anno scorso, così come le sponsorizzazioni.

Rimane quindi fuori Banca Monte Parma, azienda appena acquistata dal gruppo Intesa San Paolo, che a breve lascerà a casa centinaia di dipendenti, come unico sponsor sicuro per i Crociati rugby. Presieduti dal notissimo politico Pdl, Luigi Villani, sperando in nuovi sponsor che non arrivano. E nelle serie minori una nuova Rugby Parma (serie C), Amatori, Colorno e Noceto in B.  Una situazione piuttosto frastagliata e non coordinata, che per forza ruba risorse al posto di attirare nuove  attenzioni.

A tutto questo si aggiunga che alcuni giocatori non hanno ricevuto gli stipendi dovuti, essendo in attesa, a quanto pare, di alcuni compensi ancora dall’anno scorso:  prima del match contro lo Stade Français, sabato scorso, in tribuna è circolato un volantino in cui si affermava che alcuni giocatori non vengono pagati da mesi, che non verranno pagati in futuro, che la società ha contratto decine di migliaia di euro di debito con giocatori e fornitori, che la società di rifiuta di dare risposte a giocatori cui è ormai chiaro che finiranno l’anno giocando gratis.

La società si rifiuta di replicare alle accuse, smentendole e non dando peso. Ma che non tiri una gran bella aria, lo si vede bene lo stesso: una terra con 5 squadre, più una ceduta a Reggio Emilia e gli occhi della federazione puntati solo sulla sesta, gli Aironi, che comunque non riscuote l’interesse del pubblico parmigiano, non può certo puntare in alto.

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