Da quando il grande B. è stato retrocesso, è cambiata la chiacchiera globale. Fine dell’eterno duello fra gli austeri e i gaudenti. Nessuna affettazione di sdegno. Nessuna risatina di connivenza o vergogna. Nessun anatema infastidito. Fine della noia profonda di dover commentare e chiosare comportamenti incivili. Sesso, bugie e leggi personali.

Il sollievo è durato un paio d’ore. Poi è iniziata la nuova fase: la chiacchiera spaventata. Lo zuzzurellone di cui ci siamo appena liberati, ci ha lasciato, in eredità, un mondo peggiore. A cena, al bar, per strada, in pizzeria, è tutto un fervore di notizie sussurrate, dritte, domande, suppliche. Chi c’ha un cognato all’Ocse, chi un fratello in banca, chi la zia economista. Volano rating, Mibtel, spread, Pil e previsioni choc: in nove giorni qui casca tutto. I tuoi risparmi diventeranno carta da cesso.

“Compra lingotti”. “Con quello che ho in banca mi esce sì e no una catenina”. “Compra un posto barca o un garage.” “Magari una panchina”. “L’unica salvezza è il mattone”. “Me ne posso comprare, a ripulirmi, una ventina… Non ci alzo neanche un muro”. “Ma allora sei povera! Beata te. Tu sì che puoi stare tranquilla.”
La miseria non si svaluta mai. È un investimento sicuro.

Il Fatto Quotidiano, 29 novembre 2011

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