L’atto più rivelatore compiuto dalla polizia di New York nello sgomberare gli occupanti di Zuccotti Park è stato probabilmente il sequestro della biblioteca popolare che si era formata nel corso dell’occupazione e che era costituita da oltre quattromila volumi. Nonostante le assicurazioni del sindaco Bloomberg, pare che buona parte di questi libri sarà mandata al macero.

Il precedente storico che viene alla mente è innanzitutto il rogo dei libri compiuto dai nazisti nel momento della loro presa del potere.

La distruzione dei libri e del patrimonio culturale, nonché soprattutto della cultura critica, costituisce un tratto caratterizzante dei poteri, più o meno totalitari, che aspirano a cancellare le identità preesistenti per riprogettare sudditi totalmente succubi delle politiche decise in alto loco.

L’Italia berlusconiana è stata da questo punto di vista un caso abbastanza peculiare. La subcultura televisiva ha conquistato menti ed anime di molti, contribuendo all’effimero successo del caimano. Nel frattempo scuola, ricerca e patrimonio culturale andavano in pezzi sotto i colpi congiunti di Tremonti e Gelmini.

E ora con Monti? Certo, l’elogio dell’inventrice del tunnel dei neutrini non lascia ben sperare… Come pure la preponderante presenza di persone di estrazione cattolica che saranno ben attente ai destini e ai finanziamenti della scuola confessionale, come pure la titolarità della Pubblica istruzione e ricerca di un tecnico come Profumo, certo intelligente e capace, ma estremamente, forse troppo, attento ai bisogni e alle esigenze dell’industria.

Sull’istruzione, la cultura e la ricerca si gioca una partita cruciale per il futuro del pianeta. E’ in gioco la stessa esistenza di un pensiero critico, oggi più che mai necessario di fronte ai fallimenti del capitalismo reale e del totalitarismo di mercato che ci sta “governando” da oltre due decenni a questa parte.

Dobbiamo essere consapevoli che l’avvenire dei giovani è legato alla possibilità di ricevere una formazione di questo tipo, non finalizzata esclusivamente a trovare un lavoro quale che sia, ma a svolgere nel migliore dei modi le proprie funzioni di cittadino, italiano e del mondo.

Il rapporto con l’industria è certamente importante, purché non sia lei a dettare gli orientamenti della ricerca e dell’insegnamento. Sarebbe utile ad esempio promuovere incontri tra studenti e lavoratori, per avere un’immagine reale delle problematiche di questi ultimi. Si rischia altrimenti di dar vita a pure “vetrine” promozionali che suscitano reazioni, in gran parte giustificate, di diffidenza e rigetto, com’è avvenuto di recente alla terza università di Roma.

A parte ciò, il diritto allo studio, cui è dedicata la giornata di oggi con mobilitazioni degli studenti in Italia e altrove, è gravemente leso, come del resto tutti i diritti sociali, dalle politiche di liquidazione dello Stato sociale seguite dai governi in ottemperanza ai diktat dei mercati finanziari. Tristemente famose, da questo punto di vista, le politiche di aggiustamento strutturale del Fondo monetario internazionale, oggi incaricato anche, insieme a Banca centrale europea e Commissione europea, di monitorare le scelte politiche del governo italiano.

Lasciano ben sperare  storie piccole ma significative, come la decisione della giunta De Magistris di concedere un contributo di cinquemila euro a un ragazzo disabile di Scampia appunto per consentirgli di studiare.

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