Nel primo giorno senza B. splende su Roma il solicello di certe canzoni spensierate. Ladri, puttane e faccendieri sono già oltre il Raccordo coi bauli. Fiori spuntano su via del Corso. Lo spread scende, il buonumore sale. Giornali sventolano come bandiere nelle edicole. I titoli sono una sinfonia di addii. Il madonnaro davanti a Montecitorio ha disegnato una signora e la didascalia dice “I love Queen Elizabeth”.

I caffè traboccano di paste alla crema e di turisti. Uno di loro con accento lombardo mi chiede: “Dov’è che abitava il Berlusca?”. Gliindico il labirinto che conduce a Palazzo Grazioli. Gli dico: “Guardi che è ancora vivo”. E lui gentile: “Lo so, ma adesso fa niente”.

Auto blu sono spiaggiate ai bordi di via del Plebiscito come cetacei morenti. Ministri non se ne vedono, devono averli portati via nella notte con il carro attrezzi. Atletici poliziotti in tuta blu e antiproiettile nero, anziché ringhiare, si scostano per fare passare le mamme con i bimbi. D’improvviso una di loro grida: “Silvio! Torna subito qui!”. Due dozzine di italiani in gita si voltano sgomenti. Guardano il bimbo che ubbidisce e sorridono anche loro. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo.

Poi mi sveglio.

Il Fatto Quotidiano, 14 novembre 2011

B.COME BASTA!

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