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La strana storia della metro di Torino

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Nel Pd che si rinnova, oltre al Matteo Renzi  gradito a Comunione e Liberazione e supportato da Jovanotti, potrebbe esserci spazio per Chiamparino. L’avevo previsto. Facile profeta.

Ebbi già modo in passato di parlare di questo fenomeno dell’italico suolo, ma adesso vorrei dedicargli una puntata tutta speciale: quella relativa alla linea metropolitana. Eh sì, perché se Chiamparino fu così amato fu anche grazie al fatto che a lui ed a lui soltanto si doveva la metropolitana.

Beh, a parte il fatto che se non ci fossero stati i finanziamenti del Cipe col cavolo che Torino avrebbe avuto il buco veloce, ma su un altro aspetto vorrei soffermarmi.

In una città che si rispetti, una metropolitana parte da un luogo di smistamento per arrivare ad un altro luogo di smistamento, cioè unisce due punti su cui le persone convergono. Torino no. La metro parte infatti in aperta campagna, a Collegno (Stazione Fermi), anziché dalla stazione ferroviaria di Collegno, e finisce (e questa sì che è bella) al Lingotto. Ma non il Lingotto – stazione ferroviaria, come si potrebbe credere, ma al Lingotto ex fabbrica Fiat, oggi trasformata in mega shopping center, denominato “8 Gallery”. Così, anziché collegare due stazioni ferroviarie, la metro collega la campagna con la Fiat.

Ora, lo sanno anche le pietre che le amministrazioni torinesi sono sempre state generose con la Fiat, prone al ricatto dei posti di lavoro. Lo stesso Chiampa si era schierato a fianco di Marchionne l’anno scorso (proprio come Renzi quest’anno). Ma un conto è la Fiat come fabbrica di auto, sudditanza che non approvo, ma comprendo. Ben altra è la Fiat ex fabbrica di auto! Andare a realizzare un capolinea dove c’è una mega galleria commerciale anziché nella stazione dove ogni giorno si sbattono i pendolari della zona sud di Torino mi sembra uno schiaffo alla logica e alla popolazione.

Ci si potrebbe consolare pensando che questo sia solo un capolinea transitorio e che poi la metro continui e vada finalmente a collegare la stazione. Eh, no, cari miei, la metro effettivamente è previsto che continui, ma non già per accontentare i pendolari, bensì i costruttori. Infatti, essa finirà in Piazza Bengasi, alle porte di Moncalieri, dove ci sono buone probabilità che la giunta di sinistra venda la piazza stessa per lasciarci costruire due grattacieli, un tot di altri edifici abitativi e… sorpresa: un ipermercato! Dove già è previsto ne vengano realizzati altri due…

Intanto a Torino si contano fra i 40 mila e i 50 mila alloggi sfitti e la più alta percentuale in Italia di espropriazioni immobiliari.

Direi una politica, quella sabauda, molto attenta alle esigenze della popolazione, e, soprattutto, molto, molto di sinistra.

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