Da Bengasi, dove otto mesi fa era cominciata la rivolta contro il colonnello Muammar Gheddafi, parte la cerimonia di liberazione della Libia. Migliaia di persone in piazza hanno atteso la dichiarazione del leader del Consiglio nazionale di transizione, Abdel Jalil: “Dichiariamo al mondo intero che abbiamo liberato il nostro Paese, con le sue città, i suoi villaggi, le nostre più alte montagne, i deserti e i cieli”, ha dichiarato un ufficiale affiancato dal leader del Cnt alla folla. “Come nazione musulmanala la sharia è alla base della nostra legislazione, pertanto ogni legge che contraddica i principi dell’Islam non avrà valore”, ha detto Jalil ringraziando la Lega Araba, le Nazioni Unite e l’Unione europea per l’aiuto e il supporto dato nel conflitto. La cerimonia è cominciata con la lettura di un passo del Corano e con l’inno nazionale: in molti sventolavano la nuova bandiera della Libia, quella a righe orizzontali rossa nera e verde. “E’ una grande vittoria per il popolo libico”: così il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, ha commentato l’annuncio del Cnt della Libia interamente liberata. “Il suo coraggio e la sua determinazione per la causa della libertà – ha aggiunto- hanno suscitato l’ammirazione del mondo intero”.

Oggi sono arrivati i risultati dell’autopsia sul corpo del rais, eseguita questa mattina nell’obitorio della città di Misurata, a circa 200 km a est di Tripoli: Gheddafi è stato trafitto da un proiettile nel capo e da un altro nell’addome. Il Cnt continua a negare che il colpo sia partito da uno dei ribelli:  il primo ministro del Consiglio nazionale di transizione libico, Mahmoud Jibril sostiene che la pallottola che ha colpito Gheddafi alla testa potrebbe essere stata sparata da una delle sue stesse guardie durante una sparatoria con forze del Cnt. Jibril ha dichiarato che sono in corso consultazioni per formare entro un mese un governo a interim che sostituisca in Cnt alla guida della Libia. Ieri erano state annunciate le elezioni entro otto mesi. Intanto i rivoluzionari libici continuano la ricerca di Saif al-Islam, figlio ed erede in pectore del colonnello Muammar Gheddafi e hanno circondato un’area a sud della città di Bani Walid dove credono si stia nascondendo. Il figlio del leader libico ha lanciato un appello (audio) ai suoi uomini attaverso al Rai, la tv con sede in Siria, a non arrendersi e a continuare a combattere contro i leader del Cnt e contro la Nato: “Questo è il nostro paese dove viviamo e moriamo e continueremo a resistere”, ha detto nel messaggio durato solo pochi secondi.

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