Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici e monetari

L’approvazione del decreto legge sullo Sviluppo economico, da cui dovrebbe passare la ripresa del Paese, continua a slittare e l’Unione europea è costretta ad intervenire di nuovo. Con un ‘incoraggiamento’ all’Italia che suona come il classico ‘sbrigatevi’. L’esatto opposto, quindi, di quanto ha sostenuto tre giorni fa il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, secondo cui non c’era e non c’è nessuna fretta nell’approvazione del provvedimento. Alla luce di questo dato di fatto, il monito dell’Ue suona inequivocabilmente come una smentita delle parole del premier.

In sintesi, del resto, è questo il senso dell’intervento odierno di Amadeu Altafaj, portavoce del commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, che ha rilasciato una comunicazione impietosa per l’azione del governo Berlusconi: “La Commissione Ue prende nota dello slittamento del decreto sviluppo in Italia e chiede al governo di finalizzare con la massima urgenza forti misure per la crescita”. A distanza di pochi minuti, anche Confindustria ha chiesto al governo di fare in fretta, “perché il tempo è scaduto, la situazione si fa ogni giorno più pesante” ha detto Emma Marcegaglia, secondo cui il richiamo dell’Ue è più che giusto. Critico sul dl Sviluppo, si ricorderà, era stato anche il neo governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che in estate – durante le audizioni relative alla manovra economica – era stato molto deciso nel sottolineare proprio la questione sviluppo: per Visco mancavano provvedimenti ad hoc.

Il braccio destro di Rehn ha poi spiegato il motivo della presa di posizione del commissario europeo, sottolineando che “l’Italia ha bisogno di ulteriori riforme strutturali oltre al consolidamento di bilancio per liberare il potenziale di crescita del Paese”. Secondo il portavoce, la mancanza di crescita “è il tallone di Achille degli ultimi anni” dell’Italia.

Quello dell’Ue all’esecutivo, però, non è una “pressione” bensì solo un “incoraggiamento”. A prescindere dagli equilibrismi terminologici, è chiaro anche alla Commissione europea che sull’approvazione del decreto Sviluppo c’è qualcosa che non va. E’ quanto si legge nelle ulteriori dichiarazioni del portavoce di Rehn: ”Durante l’estate l’Italia ha approvato un pacchetto ambizioso, che va nella giusta direzione, ma deve essere seguito con urgenza da misure per la crescita”, ha detto il portavoce, spiegando che la Commissione “non fa pressioni ma incoraggia con forza” il governo a “finalizzare con la massima priorità tali misure”. Gli obiettivi di bilancio che l’Italia si è data, “vanno definiti con misure robuste e una tabella di marcia corretta per ristabilire la credibilità del Paese sui mercati”.  “A Bruxelles è chiaro – ha proseguito – che serve un pacchetto complessivo di misure per rafforzare le debolezze strutturali dell’economia italiana che hanno radici profonde”. Il nostro Paese, inoltre, ha assolutamente bisogno di ”migliorare la qualità della sua spesa pubblica”. Insomma, lo dice anche l’Ue: bisogna fare in fretta per non far sprofondare la credibilità. L’esatto opposto, quindi, di quanto detto alcuni giorni fa dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, secondo cui non c’era e non c’è fretta per il decreto Sviluppo.

Non si sono fatte attendere le reazioni politiche alla presa di posizione dell’Ue. “La Ue torna a chiedere quello che noi del Pd ripetiamo da un anno a un governo che cerca soltanto di tirare a campare, di resistere – ha detto Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati democratici – . E in effetti, mentre oggi la Commissione prende nota dello slittamento del decreto sviluppo e chiede al governo di agire con la massima urgenza, Berlusconi dal palco offerto da Scilipoti, continua ad attaccare media, magistratura e ad annunciare che resterà in sella cinque anni. Ogni ora che passa è un danno per questa Italia e il Parlamento è inchiodato sulla riforma dell’articolo 41. Cosa c’entra, infatti, la libertà d’impresa, stabilita dalla nostra Costituzione con la crescita zero o il buco nero del debito pubblico o con i problemi di liquidità delle tante aziende? Assolutamente niente. Chiedere a questo esecutivo di agire è quasi pericoloso. Ma questi rinvii sono intollerabili”.

Sulla stessa linea d’onda la presa di posizione del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. “Sullo sviluppo abbiamo chiesto al governo di fare in fretta, perché il tempo è scaduto, la situazione si fa ogni giorno più pesante, giusto il richiamo”. La leader degli industriali Emma Marcegaglia incalza ancora il governo: “Abbiamo bisogno di cose più profonde” di quanto fin qui emerso: “Ancora non ci sono”.

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