Fermi tutti. Dopo anni di lavori, di cantieri, dopo che una città per anni è stata messa a soqquadro per i lavori di rifacimento delle strade con una riorganizzazione spesso caotica della circolazione, la giunta guidata da Virginio Merola annuncia che i lavori per il Civis vanno fermati, e subito. Anche perché c’è il rischio che i finanziamenti da Roma non arrivino più visto la recente bocciatura del mezzo da pare del ministero. La sospensione è arrivata con un comunicato congiunto firmato dal sindaco e da Francesco Sutti, presidente di Atc, l’azienda dei trasporti bolognese. Lo scarno annuncio della interruzione dei lavori per il tram su gomma è arrivato nel pomeriggio, alla chetichella, quasi che il Comune e sopratutto Atc, volessero evitare il clamore.

“Dopo il giudizio negativo di giugno da parte della commissione ministeriale sulla sicurezza del mezzo, non potevamo prenderci il rischio di andare avanti con dei lavori che, dopo quella relazione, rischiano di perdere i finanziamenti”, spiega in serata a ilfattoquotidiano.it l’assessore comunale alla mobilità, Andrea Colombo. “Finora le opere realizzate hanno avuto una copertura finanziaria assicurata. Per il futuro non potevamo rischiare di investirli senza certezze dal ministero”.

Nella nota congiunta di Merola e Sutti è posto al centro dell’attenzione proprio il sistema di guida ottica che, secondo il rapporto della direzione dei lavori (paradossalmente diretto dalla stessa Atc che è sia stazione appaltante che soggetto attuatore del faraonico progetto, ndr), non corrisponde a quanto contrattualmente previsto sulla base dell’offerta presentata dal costruttore in sede di gara.

Insomma il problema è il mezzo e il sindaco già un mese fa aveva espresso la sua intenzione di “rottamarlo”. Il Civis, questo “bisonte” della strada ideato durante gli anni della giunta di centrodestra e proseguito negli anni della giunta Cofferati, in teoria avrebbe dovuto essere guidato una specie di pilota automatico (comunque assistito da un’autista), attraverso un lettore ottico. In realtà, anche con una normale pioggia, questo lettore avrebbe potuto essere messo fuori uso. Inoltre il mezzo era stato contestato in questi anni, oltre che per l’ingombro e l’impatto sulle piccole strade medievali di Bologna, anche per il suo posto di guida centrale che aveva allarmato gli autisti e i loro sindacati.

Il 1 giugno scorso una commissione ministeriale aveva bocciato il filobus, ma i lavori stradali erano proseguiti. Via Mazzini, per esempio, una arteria fondamentale per il traffico cittadino, era stata chiusa nei mesi scorsi mettendo in ginocchio il traffico di quella zona della città.

Oggi la decisione improvvisa per evitare di continuare a investire su un progetto basato sulle capacità di prestazione e garanzie di sicurezza del mezzo diverse da quelle previste dal contratto, per di più senza che il Ministero dei trasporti si sia definitivamente espresso in merito alla sicurezza del veicolo. “Abbiamo atteso la fine dei lavori di via Mazzini, gli ultimi al momento ancora coperti finanziariamente perché iniziati prima del giudizio da parte della commissione”, spiega Colombo.

Teoricamente, dunque, la sospensione dei lavori di oggi non mette la parola fine ai lavori stradali, in attesa di capire se Irisbus, la società che dovrebbe fornire i mezzi e che con il Consorzio cooperative costruzioni ha vinto l’appalto, proporrà dei mezzi più adeguati e sicuri. “Apriremo un confronto diretto con Irisbus per chiedere le modifiche a quel mezzo”, spiega Colombo. Il comunicato diffuso nel pomeriggio era stato ancora più chiaro: “In mancanza di questo (le modifiche, ndr), “procedere oggi con la realizzazione di lavori per opere che potrebbero poi risultare non integrate con le necessarie varianti, non rappresenterebbe certo un buon servizio alla città, ma solo un impegno di risorse allo stato ingiustificabili.

Con decorrenza immediata, sono quindi sospese tutte le opere civili delle tratte restanti rispetto a quelle già completate dai lunghi lavori svoltisi negli ultimi mesi, sia a Bologna che a San Lazzaro di Savena. Sempre secondo quanto affermano Atc e Comune, per evitare ulteriori disagi per chi viaggia nella parte Est della città “saranno in ogni caso portati a termine i lavori in corso di esecuzione relativi agli impianti della trazione elettrica, semaforici e di pubblica illuminazione”.

I lavori stradali fino a oggi erano considerati, da tutti gli attori dell’affare Civis, necessari, una specie di scusa per sistemare le strade. Vero, anche se alcune particolarità del Civis avevano portato a opere discutibili. Le fermate del Civis per esempio, poste in mezzo alla carreggiata, avevano dato vita nel centro di Bologna a una circolazione stradale un po’ caotica e a volte quasi comica (vedere, per credere, il centralissimo incrocio via riva di Reno con via Marconi). Altro caso: i passeggeri degli autobus da quando sono state costruite le nuove pensiline nel 2009 sono stati spesso costretti, per salire o scendere dai mezzi, a camminare sul ciglio di un marciapiede alto e stretto, col rischio della caduta sulla strada in ogni momento.

L’altro risvolto della grande truffa già costata oltre 150 milioni di euro è quello giudiziario. All’inizio del 2011 un’inchiesta della Procura della Repubblica di Bologna travolge 17 persone. Tra gli indagati nomi di spicco come quello dell’ex sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca, il numero uno del Ccc Piero Collina, l’ex direttore del Comune di Bologna e diverse altre persone tutte indagate per reati che vanno dalla corruzione alla frode.

Intanto esultano gli oppositori dell’opera. Ci sono i grillini, che con il consigliere regionale Giovanni Favia attaccano il Comune: “I cittadini bolognesi ora devono ricevere delle scuse e, nel nostro piccolo, anche il Movimento 5 Stelle. Da quando eravamo in Comune, nel 2009, le nostre denunce – documenti alla mano – sono sempre passate inosservate o derise”. Il leghista Manes Bernardini invece chiede la testa del presidente Atc Sutti.

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