Sandro Trento scrive a conclusione del suo post che “se Steve Jobs fosse nato in Italia sarebbe rimasto povero, molto probabilmente”. Io mi sentirei di togliere addirittura il “molto probabilmente” ma non vorrei apparire troppo pessimista, cosa che, d’altronde, non sono affatto. Tuttavia, le considerazioni di Trento sono il ritratto perfetto di una situazione avvilente, come quella italiana. Eppure, mi chiedo, è davvero possibile che non si riesca a cambiare questo nostro benedetto Paese? E’ davvero possibile che tutto ciò che ci resta sia prendere atto di una cancrena troppo avanzata e, magari, fare le valigie e andarsene via?

Sarà perché sono cresciuta al Sud, dove ogni cosa è doppiamente difficile e dove il “non puotismo” è una malattia troppo antica per non essere nota a tutti. Antonio Genovesi aveva ben chiaro il nemico dei napoletani già al suo tempo. “Non si può” è esattamente l’opposto di “Io posso” che è il principio fondamentale della civiltà, del progresso e della felicità. Io posso cambiare, io posso sognare, io posso riuscire, io posso lavorare e amare il lavoro che faccio, io posso sentirmi orgoglioso della mia patria, io posso sentirmi degno, io posso migliorare, io posso conoscere la biografia di Steve Jobs e sapere che quella è la mia ispirazione, io posso “restare affamato e folle” e non sentirmi un illuso per quello. Io posso.

Da noi, in Italia, non si può. Eppure a nessuno importa. Si è rassegnati. E si è rassegnati perché si pensa che non si può. Nessuno parla di meritocrazia, ma tutti cercano una raccomandazione. Tutti parlano di lotta alla camorra e alla mafia, ma nessuno sembra rendersi conto che ogni raccomandazione chiesta e ricevuta contribuisce a mantenere intatto quel sistema corrotto che distrugge le nostre ambizioni. Nessuno parla di sogni perché sono da illusi, ma poi ci si stupisce che il leader della sinistra non sappia far sognare e quello del centrodestra sia un incubo. Tutti si ostinano a dire che è uguale ovunque ma poi, quasi vergognandosene, si sogna di andarsene via lontano perché il nostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario, come diceva proprio Steve Jobs.

In Italia, Steve Jobs sarebbe stato povero, ma l’Italia non è un’entità astratta: è i suoi cittadini che ne costruiscono il sistema sociale e lo mantengono. E, purtroppo, non lo cambiano. Parlare di merito in Italia non è di moda. Nessuno cita questa parola, come se fosse una bestemmia. E le aspirazioni annegano nella disperata lotta per la sopravvivenza. Non quella contro la crisi o le difficolta’, ma la sopravvivenza ad un sistema in cui essere bravi, geniali, affamati e folli non conta nulla.

Ricordo un giorno in cui avevo voglia di fragole e non potevo permettermele perché non avevo cinque dollari. Quel giorno un conoscente mi scrisse per dirmi “beata te che stai lì e noi qui a soffrire”. Lo scriveva dal computer del suo ufficio, dove occupava una posizione avuta “per raccomandazione” e con uno stipendio a molti zeri. Essere “affamati e folli” comporta molti sacrifici e, a volte, la solitudine delle partenze. Ma se si fosse affamati e folli tutti insieme, allora finalmente si potrebbe anche restare a casa.

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