E’ salito a più di 700 il numero di manifestanti arrestati dalla polizia a New York per aver bloccato il ponte di Brooklyn. Gli arrestati fanno parte del movimento degli “indignados” americani, che da ormai due settimane manifestano davanti a Wall Street per protestare contro i finanzieri e i politici, ritenuti responsabili della crisi economica.
“Più di 500 sono stati arrestati sul Ponte di Brooklyn nel tardo pomeriggio, dopo che ripetuti avvertimenti erano stati dati dalla polizia ai manifestanti perché rimanessero sui marciapiedi – ha detto un portavoce della polizia – alcuni hanno obbedito e hanno percorso il marciapiede senza essere arrestati. Altri si sono presi per le braccia e hanno proceduto sulla carreggiata dei veicoli e sono stati arrestati”. Il ponte è stato riaperto alle 20:05 ora locale (le 2:05 in Italia).
Chi sono gli indignados
Si riuniscono ogni sera per l’Assemblea Generale e decidono le strategie del giorno. Una sorta di Costituente i cui Stati Generali sono composti da disoccupati, veterani, studenti, insegnanti, tutti gli ‘ordinary Joe’. Li unisce un comune denominatore, sono fuori dai giochi di Wall Street. E la delusione contro Barack Obama accusato di aver tradito i suoi ideali. Il loro unico legame con la finanza è quello dei risparmi mandati in fumo con la crisi economica. Si ispirano alla Spagna, all’Egitto, alla Grecia, alla Tunisia e alla recente protesta delle tende a Tel Aviv. Il loro quartier generale è all’ombra dei grattacieli di Wall Street. Si sono installati a Zucconi Park, tra la Broadway e Liberty Street.
“Ogni presidente – dicono – è schiavo di Wall Street”. Ed evocano i movimenti giovanili degli anni ’60, è da loro che sono partiti i cambiamenti, sono loro che hanno fatto sì che il sistema cambiasse. “Noi vogliamo fare lo stesso – racconta Luke Richardson, 25 anni cameriere – la storia ci insegna che i cambiamenti vengono sempre dal basso”. La solidarietà dei cittadini non si è fatta attendere, i passanti offrono donazioni, e alcuni ristoranti hanno donato del cibo. C’è così una sorta di cucina sempre aperta dove tutti possono sedersi alla tavola comune. Un movimento nato a New York, davanti a Wall Street, ma che si sta espandendo a macchia d’olio anche nelle altre città degli Stati Uniti grazie ad una rete di comunicazione messa in piedi nella stessa piazza. Come ormai succede ovunque, le armi sono YouTube, Facebook, Twitter, trasmettono persino aggiornamenti in tempo reale in streaming. Fanno circolare anche un loro quotidiano, ‘The Occupied Wall Street Journal’. Il 6 ottobre il movimento si sposterà a Washington, simbolo della politica e delle lobby, in occasione del decimo anniversario della guerra in Afghanistan.
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